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Cronaca Riccione

Divieti di balneazione, rinvio a giudizio per Renata Tosi: il Pd attacca il primo cittadino

"Lo rilevammo allora e lo ribadiamo oggi: con la salute della gente non si scherza, anche a costo di dover scontentare per qualche giorno turisti e operatori balneari"

Dopo il rinvio a giudizio, disposto dal pm Vinicio Cantarini, per il sindaco di Riccione Renata Tosi, insieme ad altre figure dell'amministrazione comunale, il Pd Riccione va all'attacco. I fatti contestati risalgono al 2015 e 2016, quando nella Perla Verde, secondo l’accusa, in occasione di uno sforamento delle acque fognarie in mare non vennero tempestivamente apposti i divieti di balneazione. Le contestazioni riguardano abuso d’ufficio e rifiuto di atti d’ufficio. Il sindaco Tosi respinge le accuse, ribadisce la sua fiducia nella magistratura e ricorda come si tratti di un rischio del mestiere, in cui in passato sono incorsi ex sindaci ed ex presidenti anche della provincia di Rimini

E proprio sulle vicenda e sulle affermazioni del primo cittadino il Pd ribatte al vetriolo. Pur ribadendo la propria aderenza ai principi garantisti, "per quanto ci riguarda, fino a condanna definitiva l’imputato è sempre innocente", il Pd incalza: "Tuttavia, non possiamo non rilevare che le dichiarazioni della Tosi a commento del fatto ci lasciano più che perplessi, per due ordini di motivi. Innanzitutto rileviamo l’ipocrisia della prima cittadina riccionese quando fa menzione (quasi a voler far credere che vi sia da parte sua solidarietà) di altri ex amministratori provinciali e comunali che sono stati coinvolti in vicende giudiziarie in passato. Non dimentichiamo gli esposti alla procura della repubblica e alla corte dei conti che la stessa Tosi in passato ha formulato quando sedeva nei banchi dell’opposizione; in mancanza di vere e proprie proposte politiche (ad eccezione della bufala ‘fermerò il Trc’) la signora Tosi ha sempre e solo usato la clava giudiziaria nei confronti degli atti amministrativi delle ex giunte di centrosinistra".

Prosegue il Pd: "In secondo luogo, c’è una cosa molto opinabile dichiarata dalla sindaca a sua discolpa: non è infatti vero che in questo caso ha agito ‘al massimo delle proprie capacità umane nel massimo rispetto della legge’ come lei dichiara, quasi a voler far credere che ciò che è accaduto riguarda una negligenza da poco, involontaria o non voluta. Tutt’altro.
E’ ben noto che in occasione di uno sforamento di acque fognarie in mare vanno apposti tempestivamente gli appositi cartelli relativi al divieto di balneazione nelle zone di costa interessate. Non occorreva far altro che un atto d’ufficio che definiremmo di fatto scontato e dovuto. Cosa non avvenuta per motivi che ora la sindaca spiegherà al giudice durante il processo.
Lo rilevammo allora e lo ribadiamo oggi: con la salute della gente non si scherza, anche a costo di dover scontentare per qualche giorno turisti e operatori balneari".

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