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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Dopo l'ennesima vittima, l'assesore Mario Galasso interviene contro il bullismo

Sul territorio riminese gli episodi che giungono sul tavolo degli inquirenti sono superiori al numero di 30. Secondo un sondaggio, il 49% del campione di alunni dichiarava ‘nel corso del corrente anno scolastico qualcuno a scuola è stato oggetto di prepotenze’

“L’ultimo episodio locale - spiega Galasso - è riportato dalle cronache cittadine dello scorso fine settimana e racconta la vicenda di un ragazzo costretto a lasciare istituto scolastico e città (Rimini) a causa dei continui scherni dei coetanei, in classe e sui social network. Solo nell’ultimo anno, di fatti analoghi se ne sono registrati diversi: a Bellaria (due ragazzine di 13 anni prese di mira da quattro adolescenti tra i 14 e i 15 anni), a Rimini (una quindicenne aggredita in discoteca da un gruppo di sue coetanee ‘perché troppo carina’), presso scuole e centri commerciali della zona, casi quasi in fotocopia (‘due ragazzine terribili di 12 anni hanno spaventato, intimidito e minacciato una coetanea per mesi arrivando anche a cercarla a casa e a scrivere frasi ingiuriose con la vernice rossa sull'asfalto. La sua colpa essere carina, benestante e aver chiesto l'amicizia su un social network’... ‘ragazza che in pieno centro a Rimini, dopo uno sguardo di troppo e parolacce su Facebook, è arrivata a prendere per i capelli una coetanea rivale in amore’.. ‘il 17enne picchiato e ferito con un coltello da un coetaneo perché aveva osato chiedere un appuntamento alla sua ex ragazza conosciuta sui social network’… ‘il caso di un 13enne che si è rotto due denti cadendo dalla bicicletta mentre tornava a casa da scuola perché alcuni suoi compagni si erano divertiti ad allentare i bulloni della ruota anteriore’").

Se, avverte oggi il Procuratore dei Minori Ugo Pastore, i fascicoli penali aperti ogni anno in regione per casi di bullismo sono tra i 400 e i 600, sul territorio riminese gli episodi che giungono sul tavolo degli inquirenti sono superiori al numero di 30. Ma è solo la punta dell’iceberg. Illuminante la ricerca che, qualche mese fa, ha portato avanti un istituto scolastico superiore della provincia di Rimini: il 49% del campione di alunni dichiarava ‘nel corso del corrente anno scolastico qualcuno a scuola è stato oggetto di prepotenze’; oppure le risposte alla domanda “quando qualcuno fa il prepotente a scuola, i ragazzi che assistono, cosa fanno?”, che vede ai primi due posti, “fanno finta di niente” e “ridono, si divertono e appoggiano i più forti. Si tratta dunque di un fenomeno di non facile lettura ma sicuramente diffuso, per esempio fa più notizia il caso eclatante di violenza improvvisa, ma esistono fenomeni di più sottile umiliazione quotidiana che rischiano di andare taciuti ma i cui effetti rischiano di essere anche più drammatici. Il fenomeno va dunque seguito con grande attenzione da parte di tutti i soggetti preposti all’educazione dei giovani. La Provincia di Rimini, in tal senso, ha promosso e segue due progetti pensati proprio per potenziare la conoscenza del fenomeno, offrire strumenti di contrasto e promuovere occasioni di confronto aperto con i giovani: il progetto europeo denominato IOR con una rete di 26 partner e la Provincia di Rimini come capofila, che è dedicato a promuovere un uso corretto dei social network tra i giovani e quindi anche a prevenire atti di cyber bullismo (il materiale e un resoconto dell’indagine è visualizzabile al link), e “non congelateci il sorriso”, che mira a sensibilizzazione gli studenti contro il bullismo e mette in rete la scuola, la famiglia e le gelaterie artigianali della provincia di Rimini.

"Seguiamo da vicino le ricerche fatte nel nostro territorio e collaboriamo attivamente con Università di Bologna e altri enti di ricerca - conclude Galasso. - Da tutti i confronti fatti nelle realtà quotidiana dei nostri giovani,  e dai dati delle ricerche emerge chiaramente che  Il cyber bullismo è un fenomeno ampiamente diffuso tra gli adolescenti della scuola secondaria in tutti i territori della nostra regione. C’è dunque un grande lavoro da fare insieme alle diverse agenzie educative ma anche, soprattutto, per famiglie e genitori. E’ giusto però dire che siamo di fronte ad un fenomeno che agisce su scala nazionale, ad una tendenza di comportamento che accomuna la gran parte del nostro paese. Questo non toglie l’impegno da mettere in sede locale per una vera e propria ‘emergenza educativa’. Da noi il lavoro di ricerca e indagine è già ben avviato, grazie anche alle sinergie con le Università del territorio. Al lavoro tecnico va aggiunto quello culturale ed educativo che a partire dai contesti famigliari e scolastici riesca ad incidere verso il cambiamento di quei comportamenti e stili di vita che sempre più spesso, purtroppo, salgono alla cronaca più avvilente e vigliacca.”.

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