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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Dopo una lettera anonima si riapre il caso di un omicidio irrisolto nel riminese

Una vicenda di "lupara bianca" emerge dai cold case in salsa romagnola. Notificato l'avviso di conclusione indagine a due indagati per un omicidio degli anni '80 a Rimini

E' arrivata dopo 31 anni di indagini la scolta in un caso di "lupara bianca" avvenuto a Rimini negli anni '80. Dopo una lettera anonima indirizzata all'allora Questore di Rimini, Oreste Capocasa, la vicenda dell'omicidio di Arcangelo Romano, vittima a 36 anni nella guerra tra clan scoppiata per il controllo delle bische clandestine in Romagna era stata riaperta nel 2012 e, adesso, è stato stato notificato l'avviso di conclusione indagine a due indagati Il cadavere della vittima non fu mai ritrovato ma adesso le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Stefano Orsi e affidate al Ros di Bologna, hanno portato a una svolta con una serie di perquisizioni domiciliari condotte tra Napoli e la Romagna. A finire nel mirino degli inquirenti sono stati un 72enne napoletano, che per anni ha vissuto a Riccione ed è ritenuto l'esecutore materiale dell'omicidio, e in 54enne di Gambettola che, invece, avrebbe materialmente occultato il cadavere di Romano. A ordinare l'uccisione del 36enne sarebbe stato, all'epoca, il boss Angelo Epaminonda deceduto nel 2005.

La vicenda era tornata alle ribalta cronache nel 2011 quando, una lettera anonima indirizzata all'allora Questore di Rimini Oreste Capocasa, il mittente confessava l'omicidio di Romano, spiegando di non essere un millantatore ma colui che aveva ucciso il 36enne indicando, allo stesso tempo, le modalità dell'esecuzione e dove trovare il cadavere fatto sparire nel 1983. All'epoca, per quell'omicidio, ad essere arrestato fu Domenico Saccà, un 59enni residente a Rimini, che per quei fatti si era sempre professato innocente. Dopo il processo Saccà era stato condannato a 24 anni in via definitiva ed è poi morto suicida quando il caso venne riaperto in seguito alla lettera anonima. Tuttavia, il sito indicato dove si sarebbero dovuti ritrovare i resti del povero Romano faceva riferimento ad un'ampia zona del riminese e, i sopralluoghi della polizia, non avevano dato riscontri interessanti. "Devo fare i miei complimenti al personale del Ros - ha commentato Capocasa, attualmente alla guida della Questura di Modena - per essere arrivati a una svolta così importante in un caso che meritava molta attenzione".

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