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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Due milioni "scudati" da Maggioli: "Sbagliato escludermi"

Manlio Maggioli, presidente della Camera di Commercio, resta al comando dell'Ente Camerale. Nonostante la bufera che l'ha investito dopo la scoperta che ha usufruito dello scudo fiscale per due milioni di euro

Manlio Maggioli, presidente della Camera di Commercio di Rimini, resta al comando dell'Ente Camerale di Rimini. Nonostante la bufera che l'ha investito dopo la scoperta che ha usufruito dello scudo fiscale per due milioni di euro nella sua attività di imprenditore, non molla la poltrona della presidenza della Camera di Commercio, forte del consenso ricevuto nel Consiglio Camerale (con l'assenza della Confartigianato).

 

E mercoledì esce con un comunicato ufficiale: “Sulla mia vicenda si è espresso chiaramente il Consiglio Generale della Camera di Commercio, organo rappresentativo dell’economia del territorio: in primo luogo di tutte le associazioni di categoria e delle imprese, del mondo del credito, dei sindacati e dei consumatori. Questo è l’organo che mi ha eletto e al quale rendo conto della mia funzione di rappresentanza dell’Ente. Non tenerne conto e affermare, come qualcuno ha fatto, che il Consiglio non è sufficientemente rappresentativo, corrisponde ad un vulnus inaccettabile che mi costringe ad intervenire, mio malgrado”. Insomma, il voto del Consiglio basta a Maggioli per uscire dalle polemiche.

 

Che poi si fa paladino delle regole: “Ci sono infatti regole nel nostro ordinamento che presiedono alla rappresentanza delle imprese e noi le rispettiamo tutte. Sarebbe bene quindi che si mantenesse il senso delle proporzioni, senza dare adito ad ulteriori strumentalizzazione. Entrando nel merito della questione, ribadisco che ci troviamo in una fase di cambiamento decisivo sul tema della legalità: di fronte a questo c’è chi assume un atteggiamento conseguente e chi, incapace di autocritica, si limita a dare giudizi a prescindere”.

 

Maggioli ritiene di aver emendato il suo comportamento: “È grave e sbagliato pensare di escludere dalla partecipazione alla cosa pubblica chi, rispettando la Legge dello Stato, ha emendato un comportamento. Procedere in questo modo significa avere una visione manichea della realtà e muovere una distinzione inaccettabile tra buoni e cattivi, alla quale non aderisco: un pensiero che sono sicuro possa essere condiviso con buonsenso dall’opinione pubblica”.

 

“Rispetto all’Ente che presiedo, affermo che in questi anni la Camera di Commercio ha interloquito con le Istituzioni solo per rappresentare gli interessi e i bisogni delle imprese e non è mai intervenuta per metterne in discussione la legittimità di rappresentanza. Proprio perché il rispetto dei ruoli è fonte continua di legittimazione e base fondamentale per una fattiva collaborazione nell’interesse della nostra comunità. E di questo oggi più che mai si avverte la necessità. Non ha quindi ragion d’essere il continuare ad assistere ad una rappresentazione un poco malinconica dove tanti possono dire tutto e commentare qualsiasi cosa, mentre per senso di responsabilità sarebbe opportuno guardare tutti all’interesse comune. In questa vicenda perde infatti proprio chi interviene a ruota libera e non nei luoghi e nei modi opportuni, e chi, pur esprimendo legittime opinioni, pensa di ricorrere a manifestazioni plateali contro una ponderata e tempestiva assunzione di responsabilità da parte del Consiglio della Camera di Commercio”.

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