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Cronaca

Economia riminese: male il 2013 ma, per quest'anno, si percepisce una timida ripresa

Report della Confindustria di Rimini sullo stato di salute delle imprese del territorio. Le aziende potrebbero investire con più credito, meno tasse e una burocrazia più snella. Nei cassetti oltre 64 milioni di euro di progetti per creare occupazione

Qualche leggero segnale di miglioramento, ma ancora molto timido che non permette di dire che abbiamo agganciato la ripresa. Questo il report sullo stato di salute delle aziende riminesi illustrato, martedì mattina, dalla Confindustria di Rimini dove si evince come il contesto in cui si muovono gli imprenditori da molti anni, sconta l’inerzia con cui non vengono affrontate dalla politica a tutti i livelli (nazionale, regionale e locale). I temi che Confindustria pone all’attenzione di tutti per riprendere la strada della crescita sono la valorizzazione delle imprese e manifattura al centro; il cuneo fiscale, palla al piede dell’occupazione; il credito insufficiente; il pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione; la tassazione delle imprese troppo elevata: “global tax rate” pari al 68,5%, il più alto in Europa e nel mondo e la burocrazia nemica delle imprese: gli ostacoli frapposti dalla burocrazia stanno scoraggiando anche gli imprenditori più determinati del nostro territorio e alcuni di questi sono addirittura portati a gettare la spugna. "Ne sono una prova evidente i casi apparsi recentemente sulla stampa spiega Confindustria -​ sulle differenze con cui vengono accolte ed incentivate le aziende che vogliono investire in altri paesi o la decisione di cedere importanti realtà locali a grandi gruppi (l'arrivo dei quali ci riempie comunque di orgoglio in quanto chiara dimostrazione di come sia appetibile il nostro tessuto imprenditoriale). Ceramiche del Conca nel primo caso, Mec 3 e Italia in Miniatura nel secondo, sono solo la punta dell'iceberg e potrebbero presto essere seguite da altre imprese bloccate da anni negli ingranaggi di tempi e cavilli burocratici incomprensibili e inaccettabili. Esortiamo quindi i nostri amministratori pubblici ad operarsi affinché la burocrazia sia realmente snellita e semplificata, impegnandoci, allo stesso tempo, a portare anche agli altri livelli della politica (nazionale e regionale) questo forte grido di allarme per sbloccare questa situazione ormai intollerabile. Se si incominciassero a sciogliere questi nodi, le imprese del nostro territorio potrebbero riprendere la via della crescita". 

Nell’indagine di Confindustria Rimini sugli investimenti (consuntivo 2013 e previsioni 2014) risulta che ci sono 64 milioni in “stand by” a causa della crisi economica, ma anche delle condizioni avverse in cui le imprese sono costrette ad operare e al credito insufficiente. Con queste premesse esaminiamo la fotografia dell'economia della provincia di Rimini scattata da Confindustria Rimini nell'indagine congiunturale relativa alla situazione del secondo semestre 2013 e alle previsioni per il primo semestre 2014.  Nel Paese la situazione continua ad essere difficile. Il Centro Studi di Confindustria stima un calo della produzione industriale dello 0,2% in febbraio su gennaio che fa seguito all'1% (dato Istat) di incremento di gennaio su dicembre. La variazione congiunturale acquisita determina un avvio positivo (+ 0,5%) del primo trimestre 2014. Secondo gli indicatori anticipatori, l'attività nei prossimi mesi risulta marginalmente positiva grazie al contributo della domanda estera. Comunque, rispetto al picco pre-crisi (aprile 2008), la produzione rimane inferiore del 23,8%. Dati che si rispecchiano nella congiuntura riminese: nel secondo semestre 2013 la caduta nella produzione sembra essersi fermata, il fatturato è ancora in territorio negativo, la situazione dell’occupazione si conferma difficile e solo l’export dà segnali positivi. Le previsioni per il primo semestre 2014, sono ancora prudenti e non lasciano prevedere una netta inversione di tendenza nell’immediato. 

Una sofferenza dovuta in particolare al fatto che il settore edile, uno dei principali motori dell’economia è ormai al punto di non ritorno. In Italia, dopo sei anni di progressiva crisi, si contano 600 mila posti di lavoro perduti e un crollo della produzione del 70%. Nella provincia di Rimini (Dati Cassa Mutua Edile) nel 2013 le aziende, rispetto al 2008, hanno subito una variazione del – 32,99% (da 788 del 2008 alle 528 del 2013). Il numero dei lavoratori segna un – 36,09% e le ore di lavoro sono al - 41,83%. Nel raffronto fra primo trimestre 2014 e 2008 si segnala: - 40,64% delle aziende (da 625 a 371); - 41,15% dei lavoratori, - 51,25% delle ore lavorate, - 41,39% dell’imponibile contributivo. Chi sta ancora sopravvivendo lo fa nell'incertezza, mentre negli altri settori produttivi le aziende che resistono sono quelle che si sono proiettate verso l’estero. Ecco perché è importante che le imprese vengano sostenute, in modo tale da permettere a chi è in grado di farlo, di continuare ad investire. E c’è chi sarebbe pronto a farlo. I dati sugli investimenti dell'ultima rilevazione, infatti, evidenziano che il 66,2% del campione delle aziende dell'indagine, dichiara di avere progetti di investimento che tiene nel cassetto e/o rimanda a causa della difficoltà di accedere al credito, all’insufficiente livello della domanda attesa e alle difficoltà enunciate precedentemente. Investimenti "mancati", come già detto, nell’ordine di oltre 64 milioni di euro e che potrebbero far crescere l’occupazione per il 75% delle imprese. Si tratta di investimenti per l’internazionalizzazione, ampliamento di capacità produttiva, innovazione di prodotto e di processo, innovazione organizzativa. 

Le imprese vorrebbero investire e la difficoltà dell’accesso al credito è un ostacolo: dai dati di Banca d’Italia riferiti alla Provincia di Rimini risulta infatti che a dicembre 2013 gli impieghi delle banche alle imprese private sono diminuiti di 278,79 milioni di euro su base annua (-5,48%), dato che si somma ai cali consistenti delle precedenti rilevazioni. Anche l’Indagine che Confindustria Rimini svolge periodicamente fra i propri associati e riferita a gennaio 2014 conferma questo trend: l’83% del campione ritiene sia in atto un razionamento del credito. Per il 68,18% si registra un allungamento dei tempi di delibera per la concessione dei fidi. Oltre a essere concesso con difficoltà il credito è anche molto costoso: il 61,36% delle imprese ha registrato un aumento dei tassi di interesse.

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