Paracadutista morto, la svolta 19 anni dopo: indagato un collega per omicidio volontario
Dopo quasi vent'anni c'è una svolta nelle indagini sulla morte di Emanuele Scieri avvenuta il 13 agosto del 1999, presso la Caserma dei Paracadutisti 'Gamerra'
Dopo quasi vent'anni c'è una svolta nelle indagini sulla morte di Emanuele Scieri avvenuta il 13 agosto del 1999, presso la Caserma dei Paracadutisti 'Gamerra'. Nella giornata di mercoledì un ex commilitone di Scieri è infatti finito agli arresti domiciliari con l'accusa di omicidio volontario: secondo gli investigatori della Polizia era pronto a fuggire negli Stati Uniti dopo aver appreso delle indagini a suo carico. Oltre all'arrestato, però, sono iscritte nel registro degli indagati altre due persone, una delle quali sarebbe un 39enne ancora in servizio nell'esercito a Rimini, già sentito ai tempi insieme ad altri militari.
Il caso
Scieri arrivò alla Gamerra, insieme ad altre reclute, nello stesso giorno in cui perse la vita: il 13 agosto '99. Il suo corpo fu ritrovato tre giorni dopo ai piedi di una torre dismessa di prosciugamento dei paracadute all'interno della Caserma. Nessun indizio al momento farebbe pensare che il ragazzo, all'epoca 27enne e appena laureato, potesse essere stato subito preso di mira dai suoi colleghi più anziani. Forse Scieri, secondo gli inquirenti, si trovò quindi per caso in compagnia dei suoi assassini che, dopo averlo aggredito, lo avrebbero poi costretto a salire sulla torre dalla quale sarebbe poi caduto nel vuoto. Diversi gli indizi che dimostrerebbero le violenze subite da Scieri prima della caduta, come le lesioni al piede e al polpaccio sinistro. Secondo il procuratore ci sarebbe stato il tempo necessario per soccorrere Emanuele dopo la caduta, lasciato invece agonizzante a terra: per questo è stato contestato l'omicidio volontario. Il suo corpo fu poi ritrovato solo 3 giorni dopo, il 16 agosto. L'indagine è stata riaperta dalla Procura di Pisa a settembre del 2017 dopo la richiesta della Commissione parlamentare d'inchiesta.