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Cronaca

Epidemia, omicidio colposo e lesioni colpose: team di avvocati denuncia la Cina

I legali pronti a portare in tribunale lo Stato da dove è partito il Covid-19: "Ci siamo domandati che cosa avremmo potuto fare per aiutare il nostro Paese nella ricerca della verità"

Epidemia, omicidio colposo e lesioni colpose: queste le accuse che un team di legali riminesi sta per muovere alla Repubblica Popolare Cinese. Gli avvocati Paolo Righi del Foro di Rimini e Davide Contini del Foro di Milano (studio legale  Grimaldi) firmeranno e depositeranno giovedì mattina 16 giugno presso la Procura della Repubblica di Rimini una denuncia penale nei confronti delle autorità amministrative e politiche della Repubblica Popolare Cinese dove è partito il Covid-19, nominando quale loro difensore l’avv.Pasquale Pantano del foro di Milano. Oltre alla denuncia da giovedì sarà online su change.org la relativa petizione con l'obiettivo di ottenere il massimo sostegno popolare, non solo in italia ma  in tutto il mondo, per quella che viene definita una "storica battaglia contro l’immunità di cui godono i potenti".

"Queste in sintesi  le motivazioni che ci hanno indotto  a chiedere giustizia - spiegano gli avvocati - la denuncia contro la Cina è l'unico strumento di giustizia per le persone e le imprese. Le autorità Cinesi non hanno saputo contenere un’epidemia che era inizialmente ben circoscritta territorialmente, favorendone anzi l’“esportazione”, così di fatto impedendo al resto del mondo, in particolar modo al nostro Paese, di preparare e adottare per tempo le contromisure minime e necessarie per evitare la diffusione del virus. Il Governo Cinese conosceva l'esistenza della allora epidemia a Novembre o forse prima, ed ha atteso metà Gennaio per dare i primi segnali di preoccupazione all'esterno, negando la sussistenza di un pericolo globale ed impedendo al OMS di svolgere le indagini necessarie ad identificare e limitare il contagio. Non si può rimanere inerti di fronte alla gravità dei danni che il nostro Paese ha sofferto e sta soffrendo, sia per le migliaia di morti, sia per la grave crisi economica che sta affliggendo il Paese. Stupisce che, a fronte di un disastro epocale, si sia parlato poco o niente delle responsabilità penali delle persone che governano la Repubblica Popolare Cinese".
 
"Solo poche voci - proseguono i legali - hanno paventato la possibile esistenza di una responsabilità civile per i danni causati agli operatori economici, ma nessuno ha invocato l’intervento delle Autorità Italiane per identificare i responsabili della catastrofe e fare giustizia. Come Avvocati ci siamo domandati che cosa avremmo potuto fare per aiutare il nostro Paese nella ricerca della verità. Abbiamo dovuto considerare la complessità della vicenda e ci siamo immediatamente resi conto della necessità di rivolgerci alla nostra Magistratura per sollecitare formalmente l’avvio di una indagine in sede penale. Di conseguenza, ci siamo determinati a raccogliere tutte le notizie e le informazioni disponibili e abbiamo lavorato per tre mesi scrivendo un vero e proprio atto di denuncia. Più leggevamo la stampa internazionale, più ci convincevamo che la strada maestra fosse quella di fare ordine raccogliendo atti e documenti utili a sostenere la nostra visione delle cose. D’altra parte, le conseguenze sono state talmente gravi da poter in ipotesi configurare  una serie di reati, dall’omicidio colposo plurimo, alle lesioni personali sino alla epidemia colposa. La denuncia è finalizzata, dunque, ad avviare un’indagine che chiarisca, con i poteri e gli strumenti di accertamento di cui i privati cittadini non dispongono, le responsabilità primigenie della pandemia e dei noti e drammatici eventi verificatisi in Italia. La denuncia contro la Cina è una sfida storica contro l’immunità di cui godono i potenti. La denuncia è oltremodo importante perché consente di far conoscere a tutti l’esistenza di una norma consuetudinaria che permetterebbe agli Stati esteri di godere di un’ immunità che impedirebbe, anche allo Stato Italiano, di esercitare la propria giurisdizione e, quindi, di procedere penalmente nei confronti della Cina e dei suoi governanti.

"La questione - aggiungono - merita di essere portata all’attenzione dei mass-media perché possano aiutare l’opinione pubblica a comprendere e combattere contro uno dei principi che appaiono non solo del tutto desueti rispetto all’evoluzione della società contemporanea, ma addirittura contrari ai diritti fondamentali degli esseri umani. Le accuse formulate riguardano condotte e possibili responsabilità penali di autorità e organi amministrativi e sanitari di un paese straniero, la Cina. È quindi doveroso stabilire preliminarmente se, alla luce delle norme e delle consuetudini esistenti, l’autorità giudiziaria italiana possa perseguire soggetti che rappresentino organi politici e amministrativi di autorità straniere per delle condotte colpose. In via di principio, il diritto internazionale imporrebbe a tutti gli Stati di astenersi dall’esercizio della propria giurisdizione nei confronti degli altri Stati. Tuttavia  si tratta di un principio di natura consuetudinaria, connaturato alla struttura paritaria della comunità internazionale. La norma internazionale di natura consuetudinaria sull'immunità degli Stati dalla giurisdizione degli altri Stati, in origine assoluta in quanto comprensiva di tutti i comportamenti degli Stati, è stata oggetto di un'evoluzione progressiva, dovuta soprattutto alla giurisprudenza nazionale, fino alla individuazione di un limite negli acta iure gestionis. Ebbene, è giunto il momento di dare vita ad un dibattito e a un accertamento formale che possa salvaguardare il superiore interesse delle persone. I denuncianti ritengono che tale immunità non possa e non debba essere applicata a casi come quello che ci occupa.
 
"Quel che è certo - concludono - è che l’art. 2 della nostra Costituzione riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo tra cui in primis il diritto alla vita, mentre l’art. 32 ribadisce che la Repubblica tutela la salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività. Come si può ammettere che i nostri diritti fondamentali possano cedere il passo alla immunità politica dei governanti di un Paese straniero che forse hanno commesso un crimine? La gravità della pandemia ci deve spingere tutti a sostenere una battaglia storica, a favore dei diritti di ogni persona, contro l’immunità dei Governi i cui atti hanno influenza diretta sulla vita del resto della popolazione mondiale. La sfida contro l’immunità dei potenti richiede il massimo sostegno popolare. A tutela dei diritti inviolabili dell’uomo, abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti per determinare un cambiamento a maggiore tutela del genere umano. Dobbiamo unirci affinché - seguendo l’insegnamento della Corte Costituzionale - la parte della norma sull'immunità dalla giurisdizione degli Stati che confligge con i predetti principi fondamentali non entri nell'ordinamento italiano e non vi spieghi alcun effetto. In conclusione: la regola di diritto internazionale consuetudinario in tema di immunità statale dalla giurisdizione non deve operare nell'ordinamento italiano con riferimento a comportamenti illegittimi di uno Stato che sono da considerarsi lesivi di diritti fondamentali della persona riconosciuti nella Costituzione. La missione di questa denuncia è anche quella di far sentire a chi vive lontano, e che si sente protetto dall’immunità, che esistono milioni di persone che cercano giustizia. La voce di ciascuno di noi deve trovare ascolto: chiunque può sostenere la denuncia aggiungendo il proprio nome a questa battaglia storica. A noi serve il tuo aiuto, perché più saremo più avremo ascolto, come sempre è accaduto nella storia. E’ possibile sostenere l’iniziativa attraverso la nostra petizione su www.change.org che sarà online da Giovedì 16 Giugno 2020. E’ inoltre possibile farlo in adesione alla nostra azione, a sostegno dei tuoi diritti e di quelli di tutti gli esseri umani, sottoscrivendo un modulo di adesione che sarà disponibile da Giovedì 16 Giugno 2020".

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