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Cronaca

Ex testimone di Geova perseguitata dagli appartenenti alla comunità

Dopo il suo allontanamento dalla religione la donna è stata stalkerizzata e poi isolata dagli altri componenti

La decisione di lasciare la religione dei testimoni di Geova si è rivelata un incubo per una riminese 50enne costretta a denunciare gli ex correligionari per stalking. Nei primi anno '90 la presunta vittima e il marito si erano avvicinati alla congregazione per poi abbracciare le ferree regole di quella dottrina. Nel corso degli anni però, la fede è venuta a meno tanto che alla fine la signora ha smesso di frequentare la chiesa. E' stato a questo punto che, secondo quanto denunciato dalla 50enne, sono iniziati i guai con gli ex correligionari che avrebbero fatto di tutto per farla tornare sui suoi passi. Telefonate continue, appostamenti sotto casa e visite improvvise degli altri adepti tutte con l'obiettivo di convincere la donna a cambiare idea. Nonostante la ferma opposizione della 50enne, la situazione era andata avanti in maniera sempre più pesante tanto da tirare in mezzo anche il marito della donna che, nel frattempo, aveva cercato di prendere le distanze pur di trovare pace. E' stato a questo punto che la signora si era rivolta ad un avvocato, per inviare una diffida alla congregazione e invitarli a smettere con le loro persecuzioni ma, per tutta risposta, era arrivata alla 50enne la notifica di essere stata "espulsa dal popolo di Geova". Un atto che prevede la totale esclusione della donna dalla vita della comunità e con amici e famigliari obbligati a interrompere ogni rapporto con chi è stato messo fuori.

"Ci rattrista molto - dichiarano i testimoni di Geova in una nota stampa - che si attribuisca a una confessione religiosa riconosciuta dallo Stato una condotta gravemente riprovevole sulla sola base delle accuse di una fuoriuscita ostile e senza accertare la “verità sostanziale” dei fatti. “Nessuna Chiesa”, osservò John Locke, “è tenuta, in nome della tolleranza, a mantenere nel suo seno chi, pur ammonito, si ostina a peccare contro le leggi stabilite in quella società. Infatti se si permettesse di violare impunemente quelle leggi, la società si scioglierebbe, dal momento che esse sono le condizioni di sussistenza delle comunità”. Quando cercano di recuperare una “pecora smarrita” che, nonostante l’amorevole aiuto offertole, è determinata a vivere in contrasto con i valori della confessione, i Testimoni di Geova si vedono costretti a prenderne rispettosamente le distanze. Tuttavia saranno sempre disponibili a riaccoglierla qualora lei si ravvedesse. L’assenza di “qualsiasi profilo discriminatorio” nel comportamento dei Testimoni di Geova nei confronti dei fuoriusciti è stata ribadita nuovamente – per l’ennesima volta – da una sentenza dalla Corte di Cassazione del 2017 (n. 9561/17). La Corte ha affermato che “i diritti fondamentali della persona” sono “di certo non intaccati dalla libera scelta di alcuni soggetti, o anche da una categoria di soggetti, di non avere o interrompere dei rapporti sul piano personale”".

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