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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

La mamma di Sonia: "L'assassino ha avuto quello che si meritava, speriamo che la sentenza sia confermata"

Sabrina Lombardi si dice soddisfatta per la condanna all'ergastolo di Salvatore Carfora che gli uccise la figlia con un fendente alla gola

"Per il momento sono soddisfatta ma è una soddisfazione senza gioia". Commenta così la condanna all'ergastolo di Salvatore Carfora, il 39enne di Torre Annunziata, Sabrina Lombardi mamma della 29enne riminese uccisa dall'uomo con un fendente alla gola che l'ha fatta morire dissanguata il 1 febbraio a Specchia Gallone in provincia di Lecce. "L'assassino di mia figlia ha avuto quello che si meritava - prosegue la signora Lombardi - ma non per questo si attenua l'enorme dolore per la perdita di Sonia. Questa sentenza mi ha fatto acquisire un minimo di fiducia nella giustizia. Immagino, però, che chi l'ha uccisa presenterà appello per vedersi diminuire la pena e questo non sarebbe giusto. In questo momento non ci sono parole per il killer di mia figlia".

Salvatore Carfora, reo confesso del femminicidio per il quale la Corte d'Assise ha ritenuto sussistere la premeditazione, aveva avuto una relazione poi finita con Sonia al termine della quale la ragazza aveva lasciato il 39enne per rifarsi una vita in provincia di Lecce.  L'uomo aveva conosciuto la 29enne di Rimini nel giugno del 2020, subito dopo essere uscito dalla casa circondariale di Aversa, dove era finito per aver aggredito un parcheggiatore abusivo, e le si presentò con un’altra identità. Solo a distanza di tempo, la ragazza che nel frattempo era andata a vivere con lui, scoprì la verità, rovistando in un borsello. Troncata la relazione, Sonia si era trasferita e si era nuovamente fidanzata. Una decisione che non aveva visto l'assasino rassegnarsi tanto da inviare numerosi messaggi di minaccia, inviati non solo alla vittima (che non aveva mai sporto denuncia per paura, nemmeno dopo aver subito diversi atti di violenza), ma anche al nuovo convivente, intimando a quest’ultimo di terminare la loro storia per non fare “una brutta fine”. “Non sai contro chi ti sei messo, te ne accorgerai”: questo il tenore dei alcuni dei messaggi inviati. "Due morti che camminano” aveva scritto Carfora in uno degli sms di minacce rivolti alla ex e al nuovo fidanzato Francesco Antonio Damiano, prima di partire da Napoli e raggiungere Minervino di Lecce con l'intenzione di uccidere Sonia.

Il 39enne aveva affrontato la riminese mentra stava passeggiando col suo nuovo compagno palesandosi davanti a loro. I due avrebbero cercato di evitare l'incontro cambiando strada ma Carfora li aveva inseguiti per poi affrontarli minacciandoli entrambi di morte. Nonostante le grida d'aiuto della giovane, nessuno si era affacciato dalle finestre e il killer aveva estratto il coltello con il quale ha cercato dapprima di colpire il ragazzo. Sonia, nel tentativo di difenderlo, si sarebbe frapposta fra i due urlando al fidanzato di correre in cerca di aiuto forse sperando che la furia del 39enne con il quale aveva convissuto non si tramutasse in gesti violenti nei suoi confronti. Così non era stato con l'ex che si era accanito sulla riminese con 31 coltellate che avevano raggiunto la giovane al collo e alla nuca fino a farla crollare a terra dove è morta dissanguata. Alcuni passanti avevano provato a rianimarla, dopo aver contattato il 118 ed essere stati guidati per le manovre da praticare, in attesa che arrivasse l’ambulanza a sirene spiegate. Ma all’arrivo degli operatori per la 29enne ormai le speranze erano svanite. 

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