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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Focolaio in classe, l'ira di una mamma: "Mio figlio incastrato nella burocrazia e trattato come 'fuggitivo'"

Il racconto della signora: "Capisco l'emergenza ma la scuola non può pensare che noi genitori possiamo precipitarci a qualsiasi ora nell'istituto"

Un focolaio di covid scoppiato in una classe di una scuola superiore di Rimini ha causato non pochi problemi a una mamma e, soprattutto, al figlio 14enne diventato all'improvviso "un fuggitivo". Il tutto, come racconta la signora, "a causa di una burocrazia che non lascia spazio al buonsenso. Un buonsenso che l'epidemia ci ha portato via del tutto. Prima della pandemia forse ne era rimasto un pochino ma ad oggi risulta del tutto esaurito, introvabile, sparito dalla faccia della terra. Pardon, della scuola". La vicenda si è svolta nella mattinata di venerdì quando la mamma si vede arrivare sul cellulare un Whatsapp da parte del ragazzino che le annuncia la presenza di un positivo al Coronavirus nella sua classe e l'avvio della procedura di contenimento. Allo stesso tempo il 14enne le spiega che la preside ha iniziato ad allertare i genitori degli alunni per presentarsi a scuola e portare a casa i figli. "Qui iniziano i primi problemi - sottolinea la mamma - perchè è evidente che nella mente di chi ha stabilito i protocolli  i genitori non lavorano, sono tutti a casa sul divano a disposizione di una scuola che a metà mattina decide di mandare a casa gli alunni".

La macchina della burocrazia nel frattempo si è messa in moto e, come racconta la signora, "Alle 11 sul sito della scuola viene pubblicata la circolare per la sospensione della didattica in presenza a partire da quella stessa giornata e, dopo un quarto d'ora, mi arriva la telefonata dell'istituto nella quale mi annunciano che devo andare a prendere mio figlio. Spiego che non posso, che sono in ufficio, mi chiedono se posso delegare qualcuno: no, non posso. Domando se posso autorizzare mio figlio a uscire da solo inviando una mail, sono disposta a inviare anche un modulo firmato ma la risposta è: no. Chiedo a chi mi ha telefonato di informarsi con la preside o vice-preside in quanto trovo assurdo che mio figlio possa uscire da scuola al termine delle lezioni da solo perché ho firmato un’autorizzazione a inizio anno scolastico, possa uscire da scuola alla quarta ora in caso di sciopero dei professori se ha apposito modulo da me firmato, addirittura lasciano mio figlio fuori da scuola alle 8:00 in caso assenza del professore della prima ora per sciopero ma pare io non possa inviare autorizzazione a farlo uscire da scuola via mail. Però potrebbe uscire con un qualsiasi adulto provvisto di mia delega scritta a ritirare il ragazzo. In ogni caso chi mi ha telefonato si informa e dopo 30 minuti mi richiama dicendomi che la preside non autorizza alunni minorenni a uscire da scuola senza un adulto".

"Apro il programma di posta elettronica e invio immediatamente una mail alla segreteria della scuola, referente covid, coordinatore di classe e qualche altro destinatario e metto per iscritto la mia intenzione di  autorizzare mio figlio ad uscire da scuola e domando anche qual è la differenza tra uscita per sciopero e uscita per sgombero aula causa caso positivo covid (un alunno che non si trova in aula ma a casa da alcuni giorni). Il referente covid risponde di no, non può autorizzare mio figlio a uscire da solo e mi spiega che nei casi da me citati la famiglia è in grado di organizzarsi per il trasporto dell’alunno. Telefono a scuola e chiedo di parlare con il referente covid al quale ripeto che non possono trattenere mio figlio a scuola, il genitore sono io e sono sempre io ad avere potere decisionale. Il referente mi suggerisce di chiedere a un genitore di un compagno di mio figlio di ritirare il ragazzo al posto mio. Ovvero: meglio uno sconosciuto (siamo in prima e non conosco personalmente nessun genitore) che una autorizzazione scritta dal genitore inviata tramite mail. Il referente covid mi informa che proverà a contattare la preside con la quale io ho chiesto di poter parlare più volte ma mi è stato negato".

Il tempo passa e, sempre secondo il racconto della signora, alle 12.30 tutti gli alunni della classe interessata sono stati prelevati dai parenti tranne suo figlio che vaga tra l'aula e il bar in attesa che venga trovata una soluzione. "Poco prima dell'1 - prosegue la signora - è proprio mio figlio che mi chiama annunciandomi di essere uscito da scuola: qualcuno del personale Ata che lo ha visto girare per i corridoi gli ha detto che poteva andare a casa e così ha fatto. Ci scherziamo anche sopra perchè gli ho chiesto se era sicuro di non essere scappato ma, dopo pochi minuti, è l'istituto a telefonarmi spiegandomi che il professore della sesta ora non ha trovato mio figlio in classe e, dopo averlo cercato, lo ha segnato come assente non sapendo dove si trovasse. Mi intrattengo a spiegare la situazione in maniera anche piuttosto agitata, e di questo mi dispiaccio, ma ero veramente stupefatta, pensavo di essere su “Scherzi a parte”. Poco dopo sul registro elettronico è apparsa la notifica: uscita in sesta ora da giustificare".

"La storia è finita - conclude la mamma - e non vissero tutti felici e contenti, proprio per niente. Il figlio sta benissimo, ha preso i mezzi pubblici ed è rientrato a casa, d’ora in poi lo chiameremo “il fuggitivo” mentre sua madre è molto arrabbiata. Sua madre non si capacita dell’attuale situazione di dilagante follia a cui ci ha portato il covid, in particolare come mai a metà mattina bisogna correre a ritirare i figli da scuola, e non si capacita dei protocolli privi di ogni logica che sono applicati dalle scuole. Forse la prossima volta dovrà rivolgersi a un avvocato per poter fare uscire il figlio da scuola".

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