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Cronaca

La Regione conferma le funzioni alle Province per il 2013, ma poi si cambia

La norma mette anche "al sicuro" le funzioni delegate dalla Regione alle Province, confermandone il conferimento anche nel prossimo anno. Poi però passerà tutto alle Unioni dei Comuni

La  commissione Bilancio Affari generali e istituzionali del Consiglio Regionale, presieduta da Marco Lombardi, ha dato il via libera (favorevoli tutti gruppi della maggioranza) al progetto di legge di riordino territoriale d’iniziativa della Giunta regionale. Quasi una trentina gli emendamenti apportati alla prima versione del testo, tutti presentati dall’esecutivo. In alcuni casi le modifiche – ha spiegato la vicepresidente della Giunta, Simonetta Saliera – tengono conto delle richieste delle rappresentanze degli enti locali avanzate in udienza conoscitiva, in altri si tratta di precisazioni sollecitate dalle organizzazioni sindacali. Altri emendamenti ancora sono squisitamente tecnici. “Abbiamo cercato di andare incontro alle osservazioni che ci sono pervenute – ha chiarito Saliera - ma in una visione più ampia”.



Sulla base delle disposizioni nazionali in materia, il provvedimento - dal titolo “Misure per assicurare il governo territoriale delle funzioni amministrative secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione e sicurezza” - prevede una complessa disciplina di riordino delle funzioni amministrative sul territorio regionale, prevedendo il rafforzamento dell’associazionismo tra Comuni, la regolamentazione delle gestioni associate obbligatorie nonché il superamento delle Comunità montane. La norma mette anche “al sicuro” le funzioni delegate dalla Regione alle Province, confermandone il conferimento anche nel prossimo anno.



Perno della riforma disegnata dalla Giunta, come da normativa statale, la suddivisione di tutto il territorio regionale in aree rispondenti a precise caratteristiche e chiamate “ambiti territoriali ottimali”, all’interno dei quali i Comuni che ne faranno parte dovranno esercitare la obbligatoria gestione associata di una serie di funzioni (ad esclusione dei capoluoghi di provincia, a meno che non ne facciano richiesta). Con la proposta di legge è infatti esteso anche ai Comuni cosiddetti “sopra soglia” l'obbligo di gestione associata di alcune funzioni fondamentali che la norma statale prescrive solo per i piccoli Comuni (fino a 5 mila abitanti o fino ai 3 mila se montani) e tra queste i sistemi informatici e le tecnologie dell’informazione. Prevista inoltre la gestione associata obbligatoria di tutte le funzioni ex provinciali che saranno conferite ai Comuni stessi all’esito del processo di riordino del livello provinciale, fatta salva diversa espressa disposizione legislativa.



In base alla proposta di legge, i Comuni inclusi nell’ambito territoriale ottimale possono aggregarsi secondo le stesse forme associative già individuate dal legislatore statale, ossia ricorrendo al modello dell’Unione di Comuni o a quello delle convenzioni. All’interno di ciascun ambito territoriale potrà esservi soltanto una Unione di Comuni, con adeguate dimensioni demografiche (almeno 10 mila abitanti oppure di 8 mila nel caso di Unioni di Comuni montani). È pertanto previsto il superamento della pluralità di Unioni ove preesistenti. Tra le altre novità, anche la trasformazione di diritto delle attuali Comunità montane in Unioni dei comuni montani, con un impegno a tutelare il personale nel passaggio da un ente all’altro.

A seguito di due emendamenti sono stati allungati i tempi per l’entrata a regime del Programma di riordino territoriale (Prt), che avrà durata triennale. Dall’entrata in vigore della legge i Comuni avranno 60 giorni di tempo (inizialmente ne erano previsti 45) per avanzare le proposte di delimitazione degli ambiti ottimali, mentre la Giunta regionale valutate le proposte, previo parere del Consiglio delle autonomie locali, dovrà adottare il programma entro 90 giorni (contro i 60 giorni inizialmente indicati). L’avvio delle gestioni associate da parte dei Comuni dovrà avvenire entro il primo gennaio 2014.

Un aspetto importante della legge riguarda il regime di incentivazioni previste dalla Regione per favorire il processo di riorganizzazione tramite Unioni coerenti con le norme della legge, e prioritariamente coincidenti con gli ambiti territoriali ottimali. Non è invece prevista alcuna forma di incentivazione delle mere convenzioni e delle associazioni intercomunali. In via transitoria per il 2013 potranno accedere ai contributi a favore delle gestioni associate oltre alle unioni in possesso dei requisiti stabiliti dalla norma anche le unioni che pur non essendone ancora in possesso abbiano avviato le procedure per l’adeguamento e le Comunità montane in corso di trasformazione in una o più unioni.

Sul tema dell’esercizio delle funzioni da parte delle unioni in rapporto alla rappresentanza dei Comuni e alla loro partecipazione ai meccanismi decisionali c’è stata ampia discussione in commissione, anche sulla scia di osservazioni sollevate in udienza conoscitiva. Per chiarimenti e osservazioni sono intervenuti sul tema in particolare Luciano Vecchi (Pd) e Monica Donini (Fds), mentre Galeazzo Bignami (Pdl) ha sollevato un problema di coerenza e compatibilità di alcune disposizioni del progetto di rispetto alla normativa nazionale esistente e all’incerto quadro di riferimento sulle province vista la mancata trasformazione in legge del decreto che dettava i termini del riordino sulla materia. Rassicurazioni in tal senso sono giunte tanto dalla relatrice Anna Pariani (Pd) quanto dalla vicepresidente Saliera con l’impegno a tener monitorata la situazione “magmatica” del quadro di riferimento nazionale fino all’approdo in Aula del provvedimento regionale previsto per la settimana prossima. In seguito alle obiezioni sollevate da Bignami è stato poi stralciato dal testo originario (con dichiarata soddisfazione del consigliere) un articolo relativo all’esercizio dei compiti e delle funzioni delle unioni. Un emendamento chiarisce che nel rispetto delle autonomie dei Comuni saranno gli statuti delle unioni a garantire “adeguate forme di partecipazione e controllo degli amministratori dei comuni aderenti”.

Tra gli intervenuti a favore della proposta regionale, oltre a Donini e Vecchi, anche Marco Monari e Roberto Montanari (Pd). Dubbi e obiezioni sono state sollevate da Stefano Cavalli (Lega nord) che si è riservato la possibilità di chiedere la sospensione del progetto di legge. A suo avviso in presenza di un “vuoto legislativo nazionale” non c’è fretta di proseguire su un percorso che i territori non riescono a capire.

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