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Cronaca

Fusione degli aeroporti, Bologna: "Non si possono fare avventure"

Molta prudenza sull'integrazione degli aeroporti romagnoli di Forlì e Rimini con quello di Bologna arriva dai vertici della Sab, la società di gestione dello scalo bolognese. Una cautela molto fredda

Molta prudenza sull'integrazione degli aeroporti romagnoli di Forlì e Rimini con quello di Bologna arriva dai vertici della Sab, la società di gestione dello scalo bolognese. Una cautela molto fredda, dal momento che il maggiore azionista del Marconi frena con un “non si possono fare avventure”. La possibilità di fusione è "una cosa che dovrà essere attentamente verificata perché oggi non si possono fare avventure". Lo ha detto Bruno Filetti, presidente della Camera di Commercio di Bologna, che con il 50,5% delle quote è il primo azionista del Marconi.

 

Parla con gli organi di informazione al termine di una conferenza stampa Filetti: "E' un tema delicato e complesso", ha detto, aggiungendo che il Marconi è "l'aeroporto della regione che fortunatamente ha bilanci in attivo. Al di là di momenti in cui ci può essere stato un minimo di erosione, venivamo da una crescita molto forte". Anche la presidente dell'aeroporto bolognese Giada Grandi è cauta sull'ipotesi di operazione: "A breve, ma oggi ancora no - ha spiegato - dovremmo avere dei risultati da parte del nostro advisor. E uno studio completo che possa consentire una risposta".

 

Le opzioni che starebbe valutando la Sab sono diverse: da una parte la fusione a tre, dall'altra una fusione a due, con Forlì che diverrebbe la seconda pista di Bologna. La vicenda ha tempi molto limitati: da una parte il termine posto dalle istituzioni di Forlì per la messa in liquidazione dello scalo forlivese, il 30 aprile, e dall'altra ventilate ipotesi di razionalizzazione, a livello centrale, con la disincentivazione dei piccoli scali, come Rimini e Forlì.

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