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GIALLO DI RIVABELLA. L'autopsia parla di ferite “compatibili col suicidio”

I primi risultati dell'esame necroscopico tendono a sposare la tesi degli investigatori della Mobile secondo la quale la cameriera 33enne si è tolta la vita. Per il Procuratore capo Giovagnoli "Vi sono vari elementi che ci fanno pensare che si potrebbe anche trattare di un gesto deliberato"

Due ferite, una superficiale di pochi centimetri e un'altra profonda dritta a spaccare il cuore col coltello da cucina. L'autopsia di questo pomeriggio sul corpo di Florentina Ciobanu, la cameriera rumena di 33 anni, trovata cadavere ieri mattina poco dopo le 12 nella cucina della pensione Scilla di Rivabella di Rimini, parla di ferite “compatibili col suicidio”.

Ossia l'autopsia non esclude l'omicidio, ma l'esame autoptico ha messo in evidenza ferite autoinflitte compatibili col suicidio. La donna dopo aver fatto un primo timido tentativo, ferendosi leggermente, ha affondato il colpo. Sulle braccia e sulle mani nessuna ferita da difesa. Inoltre se un eventuale aggressore avesse sferrato quel primo colpo superficiale la donna avrebbe reagito, magari urlando e parando il secondo colpo. Ma di tutto questo non vi è traccia. Inoltre le porte d'ingresso chiuse a chiave dell'interno, nessuna impronta, nessuna scia di sangue su muri o mobili, alibi confermati dai testimoni, nessun movente apparente. Tutti questi elementi hanno portato in mattinata la squadra mobile di Rimini a ritenere un suicidio quello che fino a ieri sera alle 22 pareva un omicidio passionale ed efferato. Florentina Ciobanu si sarebbe suicidata per non tornare nel paese d'origine. Un gesto che stando alle testimonianze raccolte dalla polizia origina dallo sconforto per la perdita del figlio di 12 anni, morto l'anno scorso annegato in Romania. 

La squadra mobile di Rimini che ieri per tutta la serata ha interrogato i titolari della pensione, questa mattina per gli elementi in possesso protenderebbe per un suicidio. Secondo gli investigatori che fin dal primo momento non hanno escluso nessuna pista il figlio della titolare, sul quale fin da subito si erano concentrati i maggiori sospetti, non sarebbe collocabile sulla scena del decesso. E cioè intorno alle 11.50. A quell'ora il ragazzo era dal commercialista, particolare confermato dal professionista e poi era andato al bar che gestisce a Rivazzurra. Le testimonianze e gli orari degli spostamenti del 39enne sono stati appurati e il giovane tra le 10 e le 12, ora stimata del decesso non era dunque alla pensione. Si esclude anche il coinvolgimento della mamma 62enne così come pare poco probabile che un terzo soggetto si sia introdotto nella pensione. 

“Vi sono vari elementi che ci fanno pensare che si potrebbe anche trattare di suicidio”. Lo ha detto il procuratore capo di Rimini, Paolo Giovagnoli, a conclusione di una notte di indagini. Ad avvalorare l'ipotesi del suicidio ci sarebbero diversi elementi ad iniziare dal fatto che la zona in cui è stato trovato il cadavere non appare contaminata. E il sangue era circoscritto al perimetro del pavimento sul quale era appoggiato il corpo. A mezzanotte la polizia scientifica ha fatto il punto della situazione e ha escluso impronte o la presenza di un'altra persona in cucina al momento della morte. Inoltre non vi sono tracce di sangue, né tracce sui vestiti e sui mezzi dei titolari della pensione. Le testimonianze rese dai due alla polizia sono state verificate e considerate attendibili. La polizia ha infine ricostruito gli ultimi momenti di vita della rumena che 10 minuti prima di morire era al telefono col marito dopo aver fatto una telefonata ad un'amica di Udine.  Secondo le testimonianze la donna al telefono prima con l'amica e poi con il marito aveva vaneggiato dicendo di essere perseguitata dai cani della polizia.

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