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Pagliuca show al centro commerciale: "Tra i portieri mi piace Vicario. Ma occhio al riminese Carnesecchi"

Alla presenza di Gianluca Pagliuca, Alessio Tacchinardi, Massimo Bonini e tantissimi tifosi soprattutto di Inter e Bologna, pomeriggio all'insegna dello sport a Le Befane Shopping Centre

Alla presenza di Gianluca Pagliuca, Alessio Tacchinardi, Massimo Bonini e tantissimi tifosi soprattutto di Inter e Bologna, pomeriggio all'insegna dello sport a Le Befane Shopping Centre di Rimini in occasione della presentazione di "Volare libero", il libro scritto da Gianluca Pagliuca e Federico Calabrese. Presentati da Lorenzo Giardi, giornalista di San Marino RTV, sono intervenuti Federico Calabrese, Nicolò Schira, giornalista sportivo e, naturalmente, Gianluca Pagliuca. Saluti iniziali di Mattia Morolli, Assessore ai lavori pubblici al Comune di Rimini.

Una carriera all'insegna del sacrificio, iniziata giovanissimo con un paio di scarpe da calcio di due numeri di troppo, riempita con tre paia di calze, per arrivare a toccare vette come i tre campionati del mondo di calcio e una serie di parate memorabili. È un fiume in piena Gianluca Pagliuca, mentre racconta la storia della sua vita sportiva.

Cosa ha detto Pagliuca

Tra i vari argomenti toccati dal campione, in dialogo con Giardi, Schira e Calabrese, anche desideri impossibili. "Se potessi rigiocare una partita? Sceglierei la finale di Wembley: era la ciliegina sulla torta di un ciclo straordinario". La Samp? "Eravamo una squadra incredibile: c'era il Milan degli olandesi, l'Inter dei tedeschi, il Napoli di Maradona. Maradona tutte le volte mi chiedeva 'Quando vieni a giocare al Napoli'? E io gli dicevo che preferivo restare alla Samp, perché ero convinto che prima o poi sarebbe arrivato anche il nostro momento. Boskov è stato un allenatore eccezionale, perché è riuscito a tenere in mano uno spogliatoio fatto di campioni come Vialli, Mancini, Dossena, Vierchowod e tanti altri".

La morte di Paolo Mantovani nel 1994, allora presidente della Samp, segna il passaggio all'Inter. "Gli anni anni all'Inter sono stati fantastici, abbiamo vinto solo una coppa Uefa, ma moralmente almeno un campionato lo abbiamo vinto. Ma la cosa più importante è stato aver fatto cinque anni indimenticabili, ho ripreso anche la maglia della nazionale. Ronaldo? Ho giocato con tanti campioni, ma lui è stato il più forte. Mi piaceva anche solo guardarne le movenze in campo, era uno spettacolo. Con Ronaldo partivamo sempre 1-0 per noi". Anche Simoni è stato un allenatore importante: "Vedeva il gioco, sapeva come fare i cambi e i giocatori subentrati quasi sempre risolvevano la gara. Ottima gestione della squadra e poi era una persona molto umana e curava il gruppo".

Nel 1998 il terzo mondiale da titolare con Cesare Maldini da allenatore. "In Francia ho avuto un piccolo colpo di fortuna: Peruzzi una settimana prima mentre fa un esercizio normale, un leggero scatto, si è strappato i gemelli del polpaccio e Cesarone viene da me e mi dice: 'Sei pronto?'. Siamo stati eliminati dalla Francia ai rigori che poi ha vinto il Mondiale, ma lo avremmo vinto noi se l'avessimo superata. Due Mondiali persi ai rigori. Si vede che era destino".

Quando sale sul palco Alessio Tacchinardi il pensiero va subito alla famosa gara del 1998, dove i due erano su sponde opposte: "Premetto che non voglio entrare - dice sorridendo Tacchinardi - sulla questione di quella partita, che non ho giocato perché ero squalificato, ma posso dire che quell'anno tutte e due le squadre hanno fatto un campionato eccezionale".

Pagliuca su Maradona e Batistuta. "Non ho mai visto un giocatore stimato così tanto dagli avversari come Maradona: un signore, non ha mai preso in giro nessuno. Batistuta quando era nella Fiorentina era la mia bestia nera: quando giocava contro di noi speravo sempre che avesse un raffreddore, un'emicrania...era il classico animale da area da rigore".

E poi gli anni del Bologna, la stagione in B dopo la triste retrocessione. Finché arriva una chiamata inattesa: "Sebastian Frey si rompe il crociato e Corvino mi volle alla Fiorentina, che faceva la Champions. Ma ho avuto paura a dire di sì. Ho lasciato la decisione al presidente: 'Faccia lei', gli ho detto. Lui mi ha chiesto di restare dicendomi che sarei stato capitano anche l'anno dopo. Invece non è andata così. L'anno successivo sono andato all'Ascoli ma probabilmente avrei dovuto smettere con il Bologna. Ci tenevo a battere il record di presenze di Dino Zoff. Non ero convinto, ma alla fine ho ceduto alle proposte".

Tante domande dal pubblico, coinvolto dagli aneddoti del campione. Una su tutte: la formazione ideale di tutti i compagni di una carriera? "Io in porta; in difesa Mannini, Vierchowod, Bergomi e Roberto Carlos; Simeone, Cerezo Lombardo al centro; Mancini dietro le punte; Vialli e Ronaldo davanti".

L'incontro si chiude sull'attualità del campionato italiano. "Dopo Donnarumma mi sta piacendo tanto Vicario. Meret sta facendo benissimo. Anche Provedel è bravo; c'è Carnesecchi; Di Gregorio mi sta stupendo: non credevo che fosse così bravo, pronto per la serie A. Vedo portieri italiani di livello alto.

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