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Cronaca

Gioco d'azzardo: spesi ogni anno oltre 1.800 euro testa. La ludopatia dilaga

Andando ad analizzare il profilo del giocatore, il 36 per cento di chi gioca lo fa sperando di risolvere i propri problemi economici, il 33 per cento per arricchirsi, il 18 per cento per puro divertimento

Si è discusso di ludopatie, all'ultimo incontro del Comitato Consultivo Misto di Rimini (organismo paritetico in cui operano rappresentanti delle associazioni di volontariato e operatori dell’Azienda Usl). La dottoressa Daniela Casalboni, direttore del Sert ha illustrato la situazione riminese, partendo da un più ampio panorama.

“Scendendo a livello più locale, da una recente ricerca emerge che il 6,4 per cento degli studenti emiliano – romagnoli ha un comportamento di gioco problematico e che 4 su 10 hanno giocato d’azzardo almeno una volta. Non solo, da un’indagine Eurispes emerge che a livello nazionale, 1 bambino su quattro nella fascia d’età tra 7 e 11 anni, ha giocato denaro almeno una volta. Le regione Emilia Romagna è la quarta in Italia in cui si gioca di più. Rimini, al suo interno, è la quarta provincia per intensità di gioco, con 1.873 euro procapite di media, giocati ogni anno”, spiega.

Da dati aggiornati a inizio 2014 emerge che in provincia ci sono 30 sale da gioco collaudate, situate a Rimini (18), Riccione (7), Bellaria (3), Cattolica (1) e Verucchio (1); sono 354 gli esercizi con apparecchi da gioco, e gli apparecchi attivi sono complessivamente 1.904. Evidente che, di fronte a tale situazione, gli utenti presi in carico dal Sert per gioco problematico siano aumentati nel corso degli anni.

Nel 2013 vi sono state 46 prese in carico vere e proprie, cui si aggiungono altri 37 utenti seguiti. Dati pressoché in linea con l’anno precedente, ma esponenziali se raffrontati con il 2004, quando gli utenti erano 12. Nel corso degli anni sono stati seguiti, complessivamente, 283 utenti, dei quali l’80 per cento (227) di sesso maschile. La fascia d’età più rappresentata è quella tra i 30 e i 39 anni (che raggruppa il 30 per cento degli utenti) ma se si aggiungono altri 10 anni si arriva al 55 per cento, e con altri 10 si arriva (cioè nella fascia d'età tra 30 e 59 anni) al 74 per cento, i tre quarti dell’utenza complessiva.

Andando ad analizzare il profilo del giocatore, il 36 per cento di chi gioca lo fa sperando di risolvere i propri problemi economici, il 33 per cento per arricchirsi, il 18 per cento per puro divertimento. Sempre dalle statistiche, d’altra parte, emerge che a giocare sono più persone che hanno redditi bassi e situazioni economiche precarie. Il 60 per cento dei giocatori utilizza slot machines, un 18,5 per cento si rivolge a lotto e Superenalotto, il 5 per cento alle scommesse, il resto si suddivide sulla miriade di tipologie di azzardo ormai presente.

Le modalità di accesso al Sert sono semplici: si va dal contatto telefonico (0541.653115 o 0541.653103, anche in anonimato) all’accesso diretto. Viene dunque attivata una fase di accoglienza in cui si analizza il problema in tutti i suoi aspetti, seguita dalla diagnosi vera e propria (anche con valutazione psicologica e – o psichiatrica) e dal trattamento, che consiste in colloqui individuali e – o famigliari, psicoterapia individuale o di gruppo, trattamento psichiatrico farmacologico al bisogno. Dei pazienti seguiti nell’ultimo anno, il 54,4 per cento ha completato il percorso personalizzato pensato per lui; il 13 per cento lo ha interrotto, l’11 per cento è arrivato a una dimissione concordata, il 20 per cento è ancora in trattamento.

“Sono moltissimi – ha concluso la dottoressa Casalboni, anche rispondendo alle domande dei membri del Comitato Consultivo Misto – i motivi per cui si gioca. Vi è un meccanismo mentale di ricerca delle gratificazioni, poi possono esservi disturbi dell’umore, bisogni psicologici insoddisfatti e frustrazioni, bassa autostima, impulsività, addirittura fattori genetici. Non trascuriamo però gli aspetti ambientali e culturali, l’abitudine, la frequentazione di persone che giocano, false idee come quella che più si gioca più si ha possibilità di vincere o che dopo una ‘quasi vincita’ si avrà sicuramente successo… Il soggetto problematico è quello che passa sempre più tempo a giocare ma soprattutto programma tutta la sua vita futura sul gioco e sull’esigenza di giocare. Che torna a giocare dopo aver perso per ‘recuperare’. Che mette a repentaglio o perde le proprie relazioni amicali e – o famigliari per il gioco, e dopo aver dilapidato i suoi averi chiede soldi ai conoscenti per continuare a giocare”.
La dottoressa ha, infine, invocato il rafforzarsi di una rete di rapporti, peraltro già attivata, tra A.USL, Enti Locali e volontariato, per far fronte al problema, anche diminuendo le occasioni di gioco.

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