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Cronaca

Giustizia, troppi cambi di giudice durante i processi. Gli avvocati penalisti riminesi scioperano 48 ore

La Camera Penale di Rimini: "In gioco vi è la regola, tanto basilare da apparire ovvia, che il giudice che pronuncia la sentenza deve essere lo stesso che ha raccolto le prove nel corso del processo"

Gli avvocati penalisti riminesi, rappresentati dalla Camera Penale di Rimini,  si asterranno dalle udienze per 48 ore (nelle giornate di lunedì 27 e martedì 28 giugno), condividendo e aderendo alla protesta proclamata dall’Unione delle Camere Penali Italiane. Anche in questa occasione le ragioni della mobilitazione degli avvocati risiedono nella primaria esigenza di garantire ai cittadini, anzi ripristinare, le regole del Giusto Processo, che dopo decenni di battaglie sono state introdotte nel 1999 nella Costituzione Repubblicana.

"In gioco vi è la regola, tanto basilare da apparire ovvia, che il giudice che pronuncia la sentenza nel processo penale deve essere lo stesso giudice che ha raccolto le prove nel corso del processo, ascoltando i testimoni, le parti ed i periti presenti davanti a lui nell’aula di udienza. Invero, è oramai dato acquisito da tempo dalla scienza che il 70/80% delle informazioni che raggiungono la corteccia cerebrale passa attraverso gli occhi (recenti studi Università di Siena- Dipartimento di Scienze della Comunicazione) con la conseguenza che la mera asettica lettura dei verbali di un’udienza alla quale il giudice non ha partecipato direttamente, non è sufficiente a garantire una corretta valutazione dell’attendibilità del dichiarante", scrive il presidente della Camera Penale di Rimini avvocato Alessandro Sarti.

Sarti prosegue: "Parrebbe un principio ovvio e scolpito nella pietra, che non può essere derogato per difficoltà connesse alla organizzazione degli Uffici Giudiziari che dovrebbero sempre essere recessive rispetto alle garanzie difensive di un cittadino. Ma così non è, non lo è ormai da diverso tempo. Con il pretesto del rischio della prescrizione del reato, infatti, è invalsa negli ultimi anni una giurisprudenza che progressivamente si è fatta strada, tesa a svilire tale principio in nome delle declamate esigenze di speditezza ed efficienza dei processi, che risulterebbe frustrata ogniqualvolta il mutamento della persona fisica del giudice, monocratico o componente del collegio, dovuto ad un trasferimento di sede, all’assegnazione al magistrato di nuove funzioni, al collocamento fuori ruolo o al suo pensionamento, determina (anzi determinava) la necessità di rinnovare l’intera istruttoria davanti al nuovo giudice, mediante la convocazione e l’audizione, per una seconda volta, dei testimoni già escussi dal giudice precedente".

"La frequenza, soprattutto nelle grandi città, del mutamento del giudice nel corso del processo ha assunto negli anni un livello allarmante, per il sacrificio che comporta al principio dell’oralità della prova nel dibattimento, per effetto della autorizzata lettura dei verbali assunti davanti ad un giudice diverso da quello che pronuncia la sentenza - prosegue Sarti -. A Rimini, per fortuna, tale fenomeno ha assunto dimensioni ridotte negli ultimi anni, grazie ad una Sezione Dibattimento del Tribunale Penale tendenzialmente stabile e composta da giudici che ormai svolgono da tempo le funzioni nel nostro Foro. Ma anche a Rimini, proprio in questi giorni, si sta inevitabilmente riproponendo il problema, a causa del passaggio di funzioni verso la Sezione Gip di un giudice, Presidente di uno dei tre Collegi giudicanti, che non potrà, giocoforza, concludere tutti i processi in corso nel suo ruolo pronunciando per ciascuno di essi la sentenza".

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