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Cronaca

Green Pass, continua lo scontro tra avvocati riminesi: "Siamo spiazzati, denigrati dai colleghi"

Dopo la dura presa di posizione di una sessantina di legali, arriva la replica dei colleghi e la richiesta di intervento da parte del presidente dell'Ordine

Dopo la dura presa di posizione di 60 avvocati di del foro di Rimini, civilisti e penalisti, nei confronti dei colleghi che sabato 24 luglio avevano partecipato alla manifestazione contro l’obbligo del green pass, arriva lunedì una replica da parte di più di 80 legali riminesi ma anche extra Foro.

"Da avvocati che sanno quali siano le regole che disciplinano la nostra attività, siamo rimasti sconcertati e spiazzati – affermano i coordinatori dell’iniziativa, gli avvocati Roberto Falcone, Cristiano Pompili, Massimiliano Gabellini e Graziella Cardinale – in seguito alla pubblicazione della nota da parte di alcuni colleghi che, fin da subito, ci è  apparsa discriminatoria e denigratoria nei confronti di avvocati appartenenti al medesimo foro, irrispettosa delle norma dell’ordinamento forense e della deontologia nonché del dettato costituzionale. Ci ha sorpreso che i rappresentanti del nostro ordine non siano intervenuti per stigmatizzare una presa di posizione errata, spiacevole e gravemente divisiva per la categoria. La costituzione stabilisce la libertà di manifestazione del pensiero per chiunque, avvocato o semplice cittadino, e pertanto appare assurda la censura che si vorrebbe imporre ai colleghi che, a titolo personale e come liberi cittadini, hanno partecipato alle manifestazioni contro il green pass".

Gli avvocati citano gli articoli 2 e 3 dell’Ordinamento Forense e il Codice Deontologico a sostegno della loro tesi: "L’ordinamento forense, agli articoli 2 e 3 della L. 247/12, stabilisce che l’attività dell’avvocato deve essere svolta in piena libertà, autonomia ed indipendenza, mentre l’art. 1 del nostro codice deontologico stabilisce espressamente che l’azione dell’avvocato deve essere volta a garantire per qualunque cittadino la tutela giudiziaria e la difesa dei suoi diritti. Non possono trovare, pertanto, alcuna ragione le infelici affermazioni di coloro che, con paragoni forse accettabili in una chiacchierata al bar ma non in una dichiarazione di giuristi, pur autodefinendosi ‘democratici’, pretendono di ‘censurare’ la legittima condotta di colleghi e di discriminare chi debba essere meritevole di tutela legale e chi no, giustificando il loro intervento con asserite ragioni di tutela della salute pubblica che, alla luce della realtà dei fatti, delle norme nazionali e sovranazionali, dei trattati internazionali e, infine, degli stessi interventi della Corte Costituzionale, si dimostrano del tutto infondate".

Gli avvocati prcisano, nella loro nota, che "senza entrare nel merito della questione vaccinale nonché della opportunità e fondatezza dell’attuale normativa emergenziale, ciò che interessa è esclusivamente la tutela dell’unità della categoria e del decoro della professione forense - proseguono - Il tentativo di etichettare politicamente come appartenente alla cultura del “me ne frego” chi, senza connotazione politica ed in maniera del tutto libera e spontanea, ha pubblicamente espresso idee non coincidenti con quelle degli estensori della nota appare, altresì, fortemente denigratorio. Va stigmatizzato il tentativo autoreferenziale degli estensori della nota di ergersi a soli paladini della democrazia e della salute pubblica escludendo, quindi, dal loro elitario consesso tutti coloro che non l’hanno sottoscritta".

Tirate le somme, gli avvocati vanno alla carica e chiedono al presidente dell’ordine degli avvocati di Rimini, Roberto Brancaleoni, di intervenire e prendere provvedimenti: "Abbiamo ritenuto necessario rivolgerci al nostro ordine di appartenenza chiedendo che venga presa pubblicamente posizione sul documento redatto dagli avvocati democratici, in difesa dell’unità della categoria nonché della libertà ed indipendenza di tutti gli iscritti".

E a streto giro replica l'Ordine degli Avvocati, per bocca del presidente Roberto Brancaleoni: "Il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Rimini ha ricevuto oggi una comunicazione a firma di un gruppo di Avvocati che è stata contestualmente inviata ai media. Con tale nota si chiede un intervento formale dell'Ordine ( ed espressamente del sottoscritto Presidente ) in merito ad altro comunicato inviato nei giorni scorsi alla stampa da parte di un gruppo di Avvocati, che a sua volta criticava posizioni espresse da alcuni Colleghi in occasione di manifestazioni pubbliche o con interventi sui media, in relazione alla nota questione "vaccini e green pass". L'argomento, come tutti constatiamo quotidianamente anche sui "social", è quanto di più "caldo" e divisivo vi sia attualmente nella popolazione italiana, assumendo purtroppo il contrasto di idee, toni spesso violenti. Com'è naturale che sia, anche tra gli Avvocati vi sono idee e posizioni differenti. In uno stato democratico, qualunque Cittadino ha il diritto di esprimere liberamente le proprie opinioni e di esercitare le proprie libertà ed i propri diritti, sempre con il limite invalicabile del rispetto delle leggi vigenti, giuste o sbagliate che egli le ritenga".

"Tali diritti valgono ovviamente anche per gli Avvocati, con l'ulteriore limite ed obbligo del rigoroso rispetto degli stringenti principi dettati dal Codice Deontologico Forense. L'Avvocato, da un lato, ha certamente il dovere di garantire che ogni Cittadino possa rivolgersi all'Autorità Giudiziaria per tutelare un proprio preteso diritto, prestandogli ogni necessaria assistenza; dall'altro lato ha il dovere di rappresentare, al proprio assistito ed a maggior ragione in caso di interventi pubblici,  le questioni giuridiche con la massima obiettività, oltre ad evitare ogni forma di espressione che possa apparire come sollecitazione o di offerta di proprie prestazioni professionali. Sulla richiesta di intervento dell'Ordine ho disposto la convocazione di un Consiglio Straordinario, posto che ogni valutazione spetta doverosamente al Consiglio in seduta plenaria. Per parte mia, intanto, non posso che esprimere un caloroso invito alla moderazione, all'equilibrio ed a trattare questioni tanto delicate con la massima sensibilità possibile, esercitando l'ascolto ed il rispetto delle idee altrui, anche se non condivise, anziché alimentare contrapposizioni esacerbate di cui la nostra società, già esasperata da questi due anni di pandemia, non ha alcun bisogno".

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