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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Un anno di guerra, a Rimini rimasti mille profughi. "I militari ucraini in piazza Cavour come testimoni"

Rimini arrivò a ospitare fino a 4.500 profughi fuggiti dalla guerra, oltre il 40% ha fatto rientro in Ucraina. Il 24 febbraio fiaccolata in città. "Alcuni militari ucraini in congedo spiegheranno cosa accade al fronte"

Un anno fa, la data sul calendario è quella del 24 febbraio 2022, l’inizio delle ostilità. L’invasione dell’esercito russo sul territorio ucraino. Sono trascorsi 12 mesi, di forti tensioni internazionali. Con un popolo stremato, quello ucraino, che continua a proferire una sola parola: “resistenza”. Il territorio Riminese è stato testimone in prima linea nel raccogliere i sentimenti e il terrore generato dal conflitto: quella di Rimini è stata tra le province italiane maggiormente coinvolte nell’accoglienza di bimbi e donne fuggite dall’Ucraina. Nelle settimane successive l’inizio della guerra il Riminese è arrivato a ospitare oltre 4.500 profughi e a un anno di distanza, venerdì (24 febbraio) con inizio alle 18, in centro ci sarà la manifestazione “Una luce per l’Ucraina”. Alla quale, annunciano gli organizzatori, prenderanno parte anche alcuni militari ucraini in questi giorni in congedo, che porteranno la loro testimonianza in piazza Cavour spiegando cosa sta accadendo al fronte.

Sono rimasti in mille

Lo scenario, sul territorio Riminese, è mutato con il trascorrere delle settimane e dei mesi. Rispetto ai 4.500 profughi ospitati inizialmente, in provincia si sono fermati in poco più di un migliaio. Molti hanno scelto altre città italiane o altri paesi dell’Unione Europea, ma la maggior parte hanno fatto rientro in Ucraina. Almeno il 40% di chi lo scorso anno è arrivato a Rimini, ora si trova nel proprio Paese. “Chi è scappato inizialmente dall’Ovest dell’Ucraina, terrorizzato da possibili imminenti bombardamenti, alla fine ha fatto rientro – spiega Domenico Morra, presidente dell’associazione culturale Italia-Ucraina Maidan -, vivono in una situazione di apparente normalità, i bimbi sono tornati a scuola, si lavora. Sempre con lo spettro delle sirene”. Furono persone in fuga non per ragioni economiche, ma perché terrorizzate da quanto stava accadendo. “Le difficoltà ci sono, da Est e Ovest molte sono le persone fuggite, questo comporta in Ucraina sovraffollamento, affitti aumentati, ma in molti di chi aveva trovato ospitalità a Rimini ha poi fatto rientro”, è la testimonianza dal presidente Morra.

Una fiaccolata con i militari

Venerdì 24 febbraio, quattro associazioni, insieme ai Radicali Rimini, si ritroveranno in centro con l’intento di accendere una luce per l’Ucraina. “E’ un evento aperto a tutte le cittadine e i cittadini che sostengono la resistenza ucraina”. La partenza sarà dall’Arco di Augusto, poi il corteo con sosta in piazza Tre Martiri e infine la manifestazione in piazza Cavour, dove saranno proiettati documenti, musiche e sono attese una serie di testimonianze. “Saranno con noi tre militari – spiega Morra -, che racconteranno la loro esperienza diretta. Sono qui perché si sono ricongiunti ai parenti. E sarà una testimonianza diretta”. Non mancherà l’inno ucraino in piazza.

Problema abitazioni

Il migliaio di profughi che sono rimasti attualmente nel Riminese stanno cercando di costruirsi qui una nuova vita. Anche se la maggiore difficoltà resta quella dell’autonomia e di riuscire a trovare un’abitazione. “In molti continuano a vivere con il supporto di amici o parenti, ma vorrebbero una propria casa, ma a Rimini non è semplice e chi è scoraggiato preferisce trasferirsi in altre città italiane”, spiega Morra. Le associazioni restano impegnate anche in prima linea per mandare degli aiuti sul territorio ucraino. “In particolare, in questo momento – conclude Morra -, stiamo spedendo generatori di varie dimensioni, che posso servire per abitazioni, come per attività commerciali”.

Rimini sempre presente

Sul tema interviene anche l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Rimini Kristian Gianfreda: “Non mi piace fare elenchi, anche perché il risultato, spesso, è quello di riportare una panoramica asettica e arida della situazione, togliendo il lato umano alla solidarietà, alle formule di aiuto. Ma questa volta lo faccio, per rendere bene l’idea dell’altruismo e dello spirito di generosità che contraddistingue Rimini e i suoi cittadini, dai singoli all’associazionismo, passando per le imprese, soprattutto nei momenti più estremi, difficili. E quindi ne approfitto per ringraziare ciascuna persona che, nella maniera a lui o lei più congenita, ha provato a dare una mano, ad essere d’aiuto. Ora la speranza è che la parola ‘pace’ torni ad essere contemplata. Si parla tanto di armamenti da inviare e sempre meno sulle possibili soluzioni allo scenario bellico. Io penso che questo non sia possibile e non faccia che mettere ancora di più in ginocchio il popolo ucraino”.

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