Guerra dei visti Europa-Russia, il sindaco di Rimini: "Una notizia negativa sotto molti punti di vista"
Il sindaco Sadegholvaad in disaccordo con il possibile provvedimento: "Significherebbe assestare l’ennesimo duro colpo verso un segmento di mercato fondamentale per il nostro turismo"
Sul tema della possibile sospensione dei visti turistici da parte dell'Unione Europa nei confronti della Russia interviene il sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad. Rimini ha già pagato a caro prezzo l'assenza dei turisti russi in questa estate 2022, complice l'assenza di ogni tipo di volo dalle città russe, un quadro che ora rischia di prolungarsi nel tempo. "Sono sincero - dice il sindaco -, non condivido il piano di cui si sta discutendo in queste ore in Europa per una sospensione dell'accordo bilaterale sui visti con Mosca per limitare il numero di ingressi ai cittadini russi".
"Quello che nelle intenzioni vuole proporsi come forte segnale di condanna da parte della Ue verso l’azione di Putin in Ucraina, coinvolgendo in maniera diretta e generale le relazioni tra persone e non solo tra Paesi, credo possa rivelarsi una mossa controproducente sotto molteplici punti di vista - prosegue il primo cittadino -. Pur comprendendo le legittime preoccupazioni di alcuni Stati membri, soprattutto dai paesi più fisicamente vicini alla Russia, un giro di vite sui visti credo porti ad una ulteriore esacerbazione del livello dello scontro, a oltre sei mesi dall’inizio di un conflitto di cui non si intravede una risoluzione".
Il sindaco riflette sui risvolti in chiave economica: "C’è poi l’ovvio impatto concreto che la stretta ai visti avrebbe sull’economia turistica del nostro Paese e ancor più per il nostro territorio, che aveva nell’incoming dalla Russia la principale fetta di mercato straniero. Un mercato cresciuto costantemente negli anni, oggi compromesso dagli effetti della guerra. L’ipotesi di reintrodurre procedure più macchinose per l’ottenimento del visto, eliminando le facilitazioni introdotte e quindi allungando tempi e costi per il rilascio, raggiungerebbe l’obiettivo che alcuni Paesi Ue caldeggiano, cioè scoraggiare gli spostamenti nell'area Schengen. Significherebbe però anche assestare l’ennesimo duro colpo verso un segmento di mercato fondamentale per il nostro turismo, segmento che come Paese avremo la necessità di recuperare e riconquistare nel momento - speriamo non troppo lontano - in cui la situazione internazionale si normalizzerà. La pace la si può raggiungere anche grazie allo spostamento delle persone, al dialogo tra loro, non isolandole sempre di più".