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Cronaca

I bagnini di Confartigianato contro il Consiglio di Stato: "Un vero e proprio atto ostile"

Per Mauro Vanni "La sentenza calpesta un settore che in questi decenni ha contribuito in maniera fondamentale a garantire al modello del turismo balneare uno standard qualitativo d’eccellenza"

"La sentenza del Consiglio di Stato sorprende e amareggia. Ci sono molti punti sui quali il giudizio calpesta gli interessi di una categoria che da anni si batte per arrivare ad una condizione di certezza ed equità". Sono delusi i bagnini di Confartigianato all'indomani della sentenza del Consiglio di Stato che fissa per il 2024 la messa in evidenza pubblica delle concessioni balneari e se da una parte il presidente Mauro Vanni come sia una "Sentenza da rispettare", dall'altra evidenzia come "contiene anche un sorprendente indirizzo, insolitamente preciso e dettagliato, sull’ambito di manovra per il Governo chiamato a legiferare in due anni. Se da una parte il Consiglio di Stato sgretola una Legge dello Stato che guarda al 2033, ritenendola ingiustamente generale, poi però applica lo stesso principio per fissare il termine a due anni prima delle gare".

"Due anni - prosegue Vanni - sono un periodo troppo breve per immaginare una Legge equa e stabile che riguardi l’ambito delle concessioni demaniali, così articolato e frammentato. Il Governo si è appena dato sei mesi per definire un quadro preciso sul quale intervenire. Siamo ormai in dirittura finale della legislatura e tutto questo lavoro sarà fra la fine di questa e l’avvio della prossima attività del nuovo esecutivo. La sentenza calpesta un settore che in questi decenni ha contribuito in maniera fondamentale a garantire al modello del turismo balneare uno standard qualitativo d’eccellenza. Il testo diffuso contiene riferimenti impropri come i giudizi superficiali sull’entità canoni, sulla redditività delle imprese. Un atteggiamento quasi politico, evidentemente condizionato da polemiche subdole. Gli operatori non hanno mai fatto battaglie sul costo delle concessioni, ma rifiutano che solo quello sia la base per giudicare la redditività e il valore dell’impresa, fra l’altro così diverse da territorio a territorio. L’evidenza pubblica a cui si richiama la sentenza è una tremenda sciabolata sul lavoro prodotto dalle imprese su ciò che abbiamo in concessione. Pare così ovvio considerare professionalità, investimenti, valore sociale ed economico dell’attività, esperienza e affidabilità. Compresa, si permetta, anche un po’ di riconoscenza per aver avuto in concessione sabbia e restituito un tassello decisivo per l’industria turistica balneare".

"Questa sentenza - concude Vanni - sradica un fondamento di ogni sentenza dell’Unione Europea, che ha sempre mirato alla tutela delle piccole e medie imprese. L’impostazione che il Consiglio di Stato offre abbastanza inspiegabilmente come soluzione al Governo, è una autostrada aperta all’intervento di grandi gruppi industriali. Non ci pare che le Amministrazioni stiano comprendendo appieno questo rischio. In definitiva si ritiene questa sentenza un vero e proprio atto ostile, inspiegabilmente privo di un’analisi obiettiva della realtà. Il Consiglio di Stato ha contribuito a creare ulteriore incertezza ed ora si profilano due estati all’insegna dell’immobilità degli investimenti su infrastrutture e risorse umane".

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