I sindaci dei Comuni G20s chiedono lo status di “città balneare” per salvare i bilanci
La richiesta al Governo per interventi economici e finanziari specifici al fine di scongiurare il rischio di ritrovarsi a settembre con un intero sistema al collasso
“E’ stata anche la nostra battaglia e il risultato è arrivato nello scorso fine settimana: la possibilità di riaprire le spiagge e tutti i servizi collegati con date e modalità operative precise che ci permettono di avviare una stagione turistica che sarà molto critica”, questa è la posizione dei Sindaci dei comuni balneari che si riconoscono nel G20s, che all’indomani della pubblicazione del Dpcm 18 maggio, cominciano ad intravedere qualche spiraglio di luce, ma il tunnel buio da percorre in questo 2020 sarà ancora molto lungo. Per loro è solamente la prima battaglia vinta grazie anche alle pressioni fatte presso le diverse Istituzioni politiche e amministrative – Regioni, Ministeri e Governo – e al lavoro costante e assiduo svolto sui rispettivi territori per dare voce alla crisi profonda che sta investendo le spiagge italiane. Ora servono altre azioni ed interventi per scongiurare il rischio default dei bilanci comunali, ora bisogna vincere la guerra!
Ogni Comune stima una perdita di bilancio nel 2020, per mancati introiti derivanti da Tassa di soggiorno, COSAP, IMU e TARI – solo per citarne qualcuno - tra i 4 e i 10 milioni di euro in media. Questo significa per i singoli comuni balneari dover ridefinire gli interventi per il settore sociale, infrastrutturale e di manutenzione del territorio. La voce corale dei Sindaci dei Comuni G20s chiede la rimodulazione del Fondo di solidarietà e il riconoscimento dello status di “Città Balneare”, in considerazione del fatto che i comuni balneari sono città con flussi di presenza diversificati durante l’arco dell’anno, che l’attività economica prevalente svolta dai Comuni del G20s è quella turistica esercitata in forma stagionale, e che pertanto gli impatti economici della crisi da una parte sono rilevantissimi già nell’immediato e dall’altra le persone e le imprese dovranno attendere un periodo ancora più lungo per poter beneficiare della ripresa.