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Cronaca

I video delle telecamere di sorveglianza che incastrano la banda di stupratori

Seguiti passo passo lungo le strade di Miramare dopo lo stupro avvenuto sulla battigia del Bagno 130

Elegante ma anche vestito alla moda, amante della bella vita tanto da non farsi scappare l'occasione di ritrarsi con dei selfie nei locali o davanti ad automobili di lusso. Ma anche freddo e calcolatore, deciso nelle sue azioni e, secondo quanto emerso, armato di coltello e pronto ad usarlo. Questo il profilo di Guerlin Butungu, il 20enne congolese richiedente asilo, ritenuto essere il capobranco del gruppo di minorenni che ha violentato la 26enne polacca, dopo aver massacrato di botte il suo amico, e poi stuprato e rapinato anche il transessuale peruviano 42enne. Sicuro di sè, lo straniero fino a tutto il pomeriggio di sabato si muoveva sicuro nonostante, oramai, gli investigatori della polizia di Stato fossero sulle sue tracce, e quelle dei complici, grazie alle riprese delle telecamere a circuito chiuso che li avevano immortalati lungo le strade di Miramare dopo il primo assalto alla coppietta polacca.

I video delle telecamere di sicurezza

A "scombinare" i piani del capo la decisione dei due fratelli marocchini, di 15 e 16 anni, di presentarsi ai carabinieri di Vallefoglia per confessare di essere gli autori della duplice violenza e, a seguire, la cattura del 17enne nigeriano anche lui membro della banda. Secondo quanto ricostruito solo dopo le 17, quando la notizia del fermo dei tre minorenni è diventata di dominio pubblico, Butungu ha iniziato a preoccuparsi e a cercare un rifugio. Col suo cellulare, intestato a un altra persona, ha iniziato a chiamare la sua rete di amici per cercare un rifugio sicuro ma pare senza riuscirci. Verso le 2, nella notte tra sabato e domenica, gli inquirenti gli erano già addosso a Pesaro ma, certo di essere oramai braccato, il 20enne è riuscito a far perdere le proprie tracce nel parco Miralfiore dove, allo stesso tempo, ha perso anche i propri documenti.

Con una grossa valigia e altri sacchi pieni di effetti personali, Butungu è poi riapparso verso le 5 nella stazione ferroviaria pesarese dove, pare senza acquistare il biglietto, è salito su un treno regionale che lo avrebbe portato al nord. Il convoglio è stato quindi bloccato nella stazione di Rimini e, gli agenti, lo hanno trovato seduto da solo in un vagone. In un primo momento ha dichiarato di non avere documenti con sè e, perquisito, è stato trovato in possesso di un coltello e, quindi, portato in Questura.

Butungo, secondo quanto emerso, era arrivato in Italia nel 2015 sbarcando a Lampedusa. Nel centro di prima accoglienza aveva raccontato di essere fuggito dalla guerra in Congo dove, proprio a causa del conflitto, aveva perso entrambi i genitori e di essere stato torturato in Libia prima di attraversare il Mediterraneo su un barcone. Ottenuto lo status di rifugiato, il 20enne era poi approdato in una comunità di Pesaro dove, nei primi tempi, non aveva mai dato problemi. Solo ultimamente aveva cambiato completamente vita tanto che, gli stessi responsabili, si erano accorti di quanto stava accadendo. Il giovane, dopo il 22 aprile di quest'anno, aveva abitato nella struttura collettiva Casa Freedom di Pesaro che accoglie altri 15 rifugiati Nel corso della sua permanenza ava seguito dei corsi per diventare cameriere e svolto anche un tirocinio lavorativo prima di lasciare lo Sprar. 

Catturato il quarto stupratore

Negli ultimi tempi aveva mostrato di potersi permettere abiti e accessori molto costosi e, anche sul suo profilo Facebook, non disdegnava di immortalarsi durante le compere nei negozi alla moda. Molti i dubbi sulla provenienza del denaro utilizzato per gli acquisti ma, alle domande, rispondeva in maniera elusiva anche perchè non risulta che avesse un lavoro stabile. Toccherà agli inquirenti accertare anche questo aspetto della vita del congolese, il quale non avrebbe mai avuto problemi con la giustizia italiana, anche se era poi diventato il "capo" della banda di giovani minorenni che gli ubbidivano in tutto e per tutto. Questi ultimi, invece, a dispetto della giovane età avevano avuto già dei conti in sospeso con la Giustizia per furti, piccolo spaccio, atti di violenza spicciola.

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