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Cronaca

Il Pronto Soccorso è intasato? Per forza, tre casi su quattro sono accessi 'impropri'

E' importante ricordare che il compito principale del Pronto Soccorso è garantire una risposta assistenziale istantanea per le emergenze (codici rossi, ai quali va riservata una presa in carico immediata)

“E’ urgente fare squadra”. Con questo slogan la Società italiana della Medicina di Emergenza-Urgenza ha promosso, da lunedì 16 fino a domani, 22 giugno, con il patrocinio del ministero della Salute, la Settimana Nazionale del Pronto Soccorso. L’obiettivo è creare un’alleanza con la popolazione, al di là della tensione dei casi di emergenza personale in cui ci si rivolge al pronto soccorso, per costruire insieme, professionisti sanitari e cittadini un sistema sanitario migliore.

Anche per l’Unità Operativa Medicina d’Urgenza e Pronto Soccorso dell’Ospedale “Infermi” di Rimini e per i Punti di Pronto Intervento del “Franchini” di Santarcangelo e del “Sacra Famiglia” di Novafeltria (quelli del Pronto Soccorso di Riccione e del Punto di Pronto Intervento di Cattolica sono stati resi noti pochi giorni fa in una conferenza stampa), è l’occasione per far capire meglio ai cittadini come funziona l’emergenza sanitaria e come farla funzionare meglio. Perché è importante ricordare che il compito principale del Pronto Soccorso è garantire una risposta assistenziale istantanea per le emergenze (codici rossi, ai quali va riservata una presa in carico immediata) e rapida per le urgenze vere (codici gialli), mentre gli altri accessi, i codici verdi e soprattutto bianchi, sono da considerarsi accessi impropri.
 
A questo proposito sono molto interessanti i dati d’attività delle tre strutture. Il Pronto Soccorso Generale di Rimini ha visto, nel corso del 2013, 49.901 pazienti, che diventano 74.308 se si considerano quelli poi avviati con accesso rapido (il cosiddetto fast track) in Otorinolaringoiatria, Ortopedia, Oculistica, Pediatria. Vi è un incremento, rispetto al 2012, del 1,84 per cento per i pazienti del Pronto Soccorso Generale e del 2,1 per cento dei pazienti complessivi. Al Punto di Pronto Intervento di Santarcangelo sono passati 18.642 pazienti (più 9,1 per cento rispetto al 2012) e a quello di Novafeltria 7.010 pazienti (più 7 per cento).
 
Rispetto alla suddivisione dei codici, cioè alla gravità di tali pazienti, a Rimini i codici rossi sono stati 2.020 (circa il 4 per cento del totale), i codici gialli 15.595 (il 31 per cento circa), i verdi 31.417 (63 per cento circa), 975 i codici bianchi (2 per cento circa). Ma aggiungo che sono da considerarsi codici verdi anche i 21.452 che hanno seguito il percorso di fast track. Ne consegue che i pazienti che davvero erano in condizioni tali da doversi rivolgere al Pronto Soccorso sono stati circa 17.600 su 74.300, vale a dire circa un quarto. Gli altri sono accessi impropri. A fronte di tale situazione, è chiaro che si possano allungare poi i loro tempi d’attesa. Se infatti i codici rossi non hanno alcun tempo d’attesa poiché accedono subito alle cure e i codici gialli vengono visti subito dopo e hanno attese di alcune decine di minuti, i codici verdi e bianchi, che vengono presi in carico successivamente, possono dover aspettare di più, anche se il tempo d’attesa medio globale di tutti i codici è stato, nel 2013 di due ore e 55 minuti, e i pazienti che hanno atteso più di sei ore sono stati, in tutti e 12 i mesi, poco più di mille. Il 20 per cento circa dei pazienti che passano in Pronto Soccorso generale viene poi ricoverato.
 
Spostandosi a Santarcangelo, i codici rossi sono stati 88 (lo 0,5 per cento del totale), i gialli 1.903 (il 10,2 per cento), i verdi 15.345 (82,3 per cento) e i bianchi 1.055 (7 per cento circa). Il 7 per cento circa di questi pazienti viene ricoverato. Infine a Novafeltria i codici rossi sono stati 71 (1 per cento), i gialli 1.650 (23,5 per cento), i verdi 4.711 (67,3 per cento) e i codici bianchi 572 (pari all’8,2 per cento). Di questi il 17,16 per cento viene poi ricoverato. Sul totale complessivo dei pazienti visti nel 2013 nelle tre strutture, solo per il 20 per cento, vale a dire uno su cinque, l’accesso in pronto soccorso era appropriato. Il restante 80 per cento avrebbe dovuto rivolgersi al Medico di famiglia o ai servizi di continuità assistenziale (cosiddetta guardia medica).
 
“Sarebbe importante fare un patto coi cittadini – commenta il dottor Marco Galletti, direttore dell’Unità Operativa di Pronto Soccorso – Medicina d’Urgenza del presidio ospedaliero di Rimini – Santarcangelo – Novafeltria – al fine di un più corretto utilizzo dei servizi d’emergenza, che consentirebbe un ancora migliore qualità delle cure, e per il cittadino stesso attese minori, sebbene, come visto sopra, quelle superiori alle 6 ore restino una minoranza”.
 
I DATI DELL’EMERGENZA SANITARIA IN ITALIA
Ventiquattro milioni gli accessi ogni anno in pronto soccorso; di questi circa l’84 per cento viene dimesso dopo aver risolto il problema di salute grazie alle cure ricevute in pronto soccorso e solo poco più del 15 per cento viene ricoverato; i codici rossi sono l’1 per cento del totale degli accessi, i gialli il 18 per cento, i verdi il 66 per cento e i bianchi, i casi meno gravi, il 14 per cento. Su tutto il territorio nazionale ci sono 844 fra dipartimenti di emergenza e accettazione, più complessi dal punto di vista organizzativo, e più semplici pronto soccorso (331 Dea e 513 Ps).  Il 25 per cento dei casi presenta anche problematiche anche di tipo sociale, oltre che sanitario.
La fonte dei dati rielaborati da Simeu per la Settimana del pronto soccorso è il Ministero della Salute (Nsis-Emur – Nuovo sistema informativo sanitario per il monitoraggio dell’assistenza in emergenza-urgenza) insieme all’Istituto superiore di Sanità (Siniaca, Sicurezza in ambiente domestico).

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