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Cronaca San Giovanni in Marignano

L'ultimo messaggio di Maalik: "Sto morendo, fratello dove sei?"

La disperata richiesta di aiuto da parte del pakistano trovato cadavere a Montalbano all'uomo che guidava il camion dove viaggiava

Era certo di stare per morire e, con le sue ultime forze, aveva mandato un messaggio all'uomo che lo stava trasportando verso quella che credeva una vita migliore. E' spirato così, tra l'indifferenza di chi aveva incassato 5mila euro per portarlo in Italia, Maalik Hussain il 26enne pakistano ritrovato cadavere e in avanzato stato di decomposizione in un fosso di Montalbano a San Giovanni in Marignano. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, che hanno arrestato Ifran Ali, anche lui pakistano 33enne accusato di occultamento e soppressione di cadavere e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, la vittima era stata sistemata in un angolo di un van per il trasporto dei cavalli. Uno spazio angusto, bloccato dalla paglia e dagli attrezzi, e nascosto alla vista di eventuali ispezioni delle forze dell'ordine dalla fila degli animali che venivano portati alle manifestazioni ippiche.

Il giallo del cadavere di Montalbano

Un viaggio che era partito il 25 di agosto e, nel cuore dell'estate, era proseguito per diversi giorni tra il caldo e i disagi. Con l'ossigeno che si faceva sempre più scarso, Maalik ha iniziato a sentirsi male e, in un disperato tentativo di uscire per poter respirare l'aria fresca, ha preso il suo cellulare per inviare un Whatsapp vocale al 33enne che guidava il van e che aveva organizzato il viaggio. "Io sto morendo qua, non lo so. Fratello Irfan dove sei?". Queste le ultime parole che, a stento, la vittima ha registrato sperando nell'aiuto del trasportatore e che, poi, ha girato anche ai parenti rimasti in Grecia.

Non è stato ancora accertato se l'Alì abbia sentito in tempo il messaggio o se l'abbia ignorato fino a quando, arrivato a San Giovanni in Marignano e fatto uscire i cavalli dal camion ha trovato il corpo senza vita del 26enne. Quello che è stato accertato dagli inquirenti dell'Arma, invece, è che il 33enne preso dalla paura abbia fatto di tutto per sbarazzarsi del cadavere in tutta fretta. Dopo averlo completamente spogliato e privato del cellulare, con la speranza di non permettere a nessuno di identificare il corpo, lo ha caricato su un camioncino che, dal centro ippico, si è mosso fino alla strada di campagna dove i resti sono stati gettati nel fossato per poi essere individuati da alcuni passanti il 7 settembre.

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