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Cronaca

Impianti sportivi, Brasini: "Obiettivo avere sempre più strutture monodisciplinari"

L'assessore allo sport Gian Luca Brasini ha illustrato ai commissari le tre modalità che attualmente regolano l'affidamento dei 75 impianti sportivi comunali del territorio

La gestione e la concessione degli impianti sportivi del territorio è stato l’argomento della seduta della II Commissione convocata questa mattina. L’assessore allo sport Gian Luca Brasini ha illustrato ai commissari le tre modalità che attualmente regolano l’affidamento dei 75 impianti sportivi comunali del territorio: ovvero la gestione diretta, che vede l’Amministrazione comunale occuparsi direttamente della distribuzione delle ore di utilizzo delle strutture tra le diverse società sportive; la gestione a terzi, sempre “preservando la funzione pubblica delle strutture” e che si attengono al regolamento comunale che disciplina l’utilizzo degli impianti; infine una terza modalità, in cui la gestione rientra nell’appalto integrato, legando così realizzazione e gestione stessa della struttura. “L’obiettivo a cui tendiamo – ha spiegato l’assessore facendo una panoramica dell’impiantistica sportiva della città – è quello di un utilizzo monodisciplinare delle strutture. E i nostri investimenti stanno andando in questa direzione: dalla casa del basket all’ex Carim che abbiamo riqualificato nel settembre 2014, alla casa del volley in zona Villaggio I Maggio di prossima realizzazione. Per la ginnastica (di cui tra l’altro questo week end ospitiamo al 105 stadium i campionati italiani) abbiamo delle eccellenze, come la palestra Euterpe, sulla quale stiamo intervenendo con un’importante manutenzione. Abbiamo poi due pattinodromi, uno a Viserba ma soprattutto quello di via Lagomaggio. Tra le strutture polivalenti resta il Romeo Neri, paradossalmente uno degli impianti meno utilizzati fino a poco tempo fa e che contiamo di riportare al centro della vita sportiva cittadina grazie agli investimenti fatti per il rifacimento del manto erboso in sintetico e al rifacimento della pista di atletica, che ha permesso il recente via libera a un utilizzo più intensivo dello storico impianto”.

“Credo inoltre – ha aggiunto l’assessore Brasini – che su questo tema vada fatto un discorso più ampio. In Italia, e dunque anche a Rimini, lo sport vive una crisi strutturale dettata in buona parte dalle gravi difficoltà in cui versa l’economia nazionale che, di conseguenza, ha rarefatto se non cancellato del tutto gli investimenti, le sponsorizzazioni e il sostegno al tessuto sportivo italiano a ogni livello. La ripresa economica allora diventa la condizione essenziale affinché lo sport possa avere quella boccata d’ossigeno che oggi fatica ad avere. La questione impianti rappresenta l’altra faccia del problema: l’endemica apatia sul fronte della legislazione sportiva in grado di facilitare la realizzazione di nuovi impianti, gestiti in via preferenziale da soggetti privati solidi e capaci di fare ‘impresa’ della cosa, fa il paio con le politiche tariffarie che mettono in atto gli Enti locali per l’accesso a impianti di loro proprietà. Io credo sia necessario sempre più che i Comuni, sul tema dello sport inteso come collante sociale straordinario e moderno per ogni comunità, mettano in piedi politiche tariffarie virtuose che agevolino economicamente, tutelino e garantiscano l’accesso alla pratica sportiva agli utenti deboli, in primis ai portatori di handicap e a chi ha un basso reddito. Su questo fronte, il Comune è impegnato col progetto Borsa di sport, per la quale abbiamo ricevuto oltre 400 domande di contributo. C’è un tema di equità però: basti pensare che, in linea con la media italiana, solo il 10% dei circa 3,3 milioni di spesa che l’amministrazione sostiene ogni anno per la manuetnzione ordinaria degli impianti è coperta dalle tariffe. Certo, i numeri hanno un valore relativo visto che in buona parte si tratta di soggetti che operano con una spiccata ottica sociale. Ma è chiaro che sempre più la tendenza degli Enti locali, anche in ambito della pratica sportiva, è quella di agevolare al massimo chi è in difficoltà o a causa di gravi condizioni economiche non può accedere a questi servizi, riequilibrando la bilancia attraverso il chiedere a chi ha più possibilità di contribuire per quota parte”.

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