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Incidenti stradali

"Al Rally Legend di San Marino è venuta a mancare la sicurezza"

A puntare il dito sugli organizzatori è l'ex Presidente della FAMS Germano Bollini, spuntano altre foto su come era disposto il pubblico

Il commissario della legge della Repubblica di San Marino, Simon Luca Morsiani, ha disposto l'autopsia sulla salma di Enrico Anselmino, il 57enne originario di Asti deceduto in seguito all'incidente che si è verificato domenica scorsa durante il Rally Legend. Per quella morte è stato aperto un fascicolo che vede il pilota della Renault Clio Maxi, Enrico Bonaso, indagato per omicidio colposo e lesioni colpose ma, sul banco degli imputati, c'è anche la sicurezza in quanto, tutte le persone rimaste coinvolte, si trovavano in una via di fuga che, a rigor di logica, doveva essere lasciata libera proprio per eventuali incidenti.

“Credo sia assurdo e fuori luogo continuare con il gioco dello 'scaricabarile' che stanno portando avanti gli organizzatori del Rally Legend dopo la tragedia avvenuta domenica sulla prova speciale 'San Marino 1' - ha commentato Germano Bollini, imprenditore sammarinese che ha coperto la carica di organizzatore del Rally di San Marino e Presidente FAMS per oltre 15 anni. - Ho letto le loro considerazioni sull’accaduto. Parlano di errore dell’equipaggio, continuano dicendo che se le 'note' fossero state prese in modo corretto e se l’equipaggio numero 44 avesse provato bene il percorso non sarebbe arrivato al doppio della velocità consentita. Ho sentito tante parole inutili e dare solamente colpe ad altri. Ma perché invece non si cerca di scavare in modo più profondo nella vicenda, ad esempio chiedendo agli organizzatori per quale motivo  le vetture di sicurezza che fungono da  apripista non hanno notato che in quel punto la zona dove erano gli spettatori è stata circoscritta come “riservata al pubblico” invece che come 'vietata al pubblico'”.

incidente mortale rally legend pubblico-2"E’ veramente ignobile - prosegue Bollini - incolpare chi corre che non è riuscito ad impostare la curva ma piuttosto, è ora di prendersi le proprie responsabilità. Il nocciolo della questione è che in questa manifestazione è venuta a mancare una cosa fondamentale: la sicurezza. In quella curva non dovevano assolutamente esserci mezzi di soccorso e recupero come quel trattore né tantomeno sostare il pubblico. Gli organizzatori  dovevano sapere  che gli spettatori stavano occupando una via di fuga perché il compito degli addetti alla sicurezza presenti sul posto era quello di avvisare la direzione gara e chiedere di fermare la prova finchè la via di fuga non fosse stata nuovamente libera, anche ricorrendo alle forze dell’ordine. C’è stata una grossa mancanza da parte degli addetti della sicurezza e forse qualcuno ha pensato che anche questa volta sarebbe andato tutto liscio. La frase 'abbiamo fatto tutto il possibile' è facilmente smentibile guardando gli allestimenti di sicurezza messi in opera nello stesso punto, sia in precedenti edizioni del Rally Legend che nel Rally di San Marino ed il Rally Show che si disputa anche con vetture WRC, insieme al Rally San Marino, e rilevabili dai numerosi camera car presenti su internet".

"Anche in passate edizioni del Rally Legend - conclude l'imprenditore - ci sono state vetture che hanno coinvolto il pubblico ma fortunatamente senza conseguenze così gravi, sarebbe dovuto essere un campanello d’allarme per spingere ancor di più sulla sicurezza del pubblico poiché non si può pensare che andrà sempre bene. Io sono fermamente convinto che la verità sia solo una: non sono state rispettate le regole di sicurezza che prevedono in caso di affollamento di pubblico in zona pericolosa, che la direzione gara ha l’obbligo di fermare la prova speciale ed interrompere le partenze sino a quando le condizioni di sicurezza non sono state ripristinate; ed è per questo che è successo l’irreparabile. Questa mancanza di sicurezza è veramente incresciosa e credo fermamente che  i vertici della Federazione Auto Motoristica Sammarinese (autorità sportiva), gli Organizzatori del RallyLegend e gli addetti alla sicurezza coinvolti debbano quantomeno riconoscere le proprie colpe, e conseguentemente assumersi le responsabilità sotto l’aspetto sportivo e civile".

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