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Cronaca

Indagine "Supercar", il complice romeno della banda arrestato all'estero

Grazie alla collaborazione tra carabinieri di Rimini e polizia romena il malvivente è stato assicurato alla giustizia

Era scappato in Romania ma, grazie alla collaborazione tra carabinieri di Rimini e autorità romene, è stato arrestato il complice della banda di truffatori che trafficava nella compravendita di auto di lusso e che avrebbe gabbato decine e decine di clienti. Ad essere assicurato alla giustizia è stato un 32enne che, lo scorso 21 maggio, era sfuggito alle manette riparando nel suo Paese di origine. Il ricercato era ritenuto dagli inquirenti dell'Arma uno dei principali componenti del sodalizio criminale che operava in tutta Italia con base nel riminese. La comunicazione del suo arresto è arrivata, tramite l'Interpol, dalla polizia di Timisoara e sono già state avviate le pratiche per la sua estradizione.

Indagine "Supercar"

Secondo le indagini dei carabinieri di Rimini la banda aveva messo in piedi un meccanismo ben rodato che andava avanti da diverso tempo e aveva permesso al gruppo di realizzare profitti per oltre 600mila euro. La banda, con pazienza certosina, spulciava sul web gli annunci di vendita di automobili di fascia alta iniziando così a scremare i vari proprietari fino a puntare su quello che appariva più facilmente raggirabile. Dalla loro base di Rimini, i cinque operavano in tutta Italia e una volta stabilita la potenziale vittima della truffa facevano scattare l'inganno. Dalla ricostruzione degli inquirenti, il gruppo contattava il venditore facendo partire le trattative della vendita che, invariabilmente, si concludeva nella giornata di venerdì.

Dopo aver concordato il prezzo, il truffatore e il "pollo" si incontravano in un'agenzia di pratiche auto dove la compravendita veniva perfezionata col pagamento della somma e il relativo passaggio di proprietà. Le auto di lusso erano pagate con assegni falsi che, però, erano di ottima fattura tanto che a un primo controllo apparivano "buoni" agli occhi del venditore. La scelta del venerdì pomeriggio come giorno di vendita era fondamentale in quanto, con le banche in chiusura, chi vendeva era impossibilitato a contattare l'istituto di credito per verificare la genuinità del titolo. Solo una volta che l'assegno era andato in pagamento, infatti, si scopriva che si trattava di un falso ma nel frattempo l'auto era già stata fatta sparire all'estero.

A far partire le indagini, nell'agosto del 2019, era stata la denuncia di una delle vittime e nel corso dell'inchiesta i carabinieri hanno accertato 40 truffe messe a segno per un bottino di 600mila euro. Uno degli indagati, inoltre, deve rispondere anche di tentata estorsione. Il truffatore, infatti, dopo aver messo a segno il colpo si è reso conto che non sarebbe stato in grado di far sparire immediatamente l'auto acquistata in maniera truffaldina. Temendo il peggio, aveva così ricontattato la vittima chiedendogli 800 euro per la restituzione del veicolo.

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