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Cronaca Misano Adriatico

Infiltrazioni mafiose in Romagna, se ne parla con il giudice Morosini

Domani sera alle 21.15 nella piazza Castello di Misano Monte si parla di legalità con il magistrato Piergiorgio Morosini, Gip del tribunale di Palermo ed autore del libro "Attentato alla Giustizia".

Domani sera alle 21.15 nella piazza Castello di Misano Monte si parla di legalità con il magistrato Piergiorgio Morosini, Gip del tribunale di Palermo ed autore del libro "Attentato alla Giustizia". All'incontro, dedicato al tema "Le infiltrazioni mafiose in Romagna", interverranno il sindaco di Misano Stefano Giannini, il consigliere comunale PD Fabio D'Achille e il segretario PD di Misano Adriatico, Emanuele Barogi.

“Dopo gli appuntamenti organizzati in primavera e la giornata della legalità promossa alla Festa democratica di Rimini, l'incontro di Misano prosegue le iniziative con cui il PD riminese vuole mantenere alta l'attenzione sul tema – spiega il segretario provinciale PD Emma Petitti -. Mettendo in rete in maniera sempre più efficace le istituzioni e facendo sentire partecipi e consapevoli i cittadini possiamo contrastare in modo sempre più forte i fenomeni di criminalità organizzata e di illegalità che allungano i tentacoli sul nostro territorio”.

PIERGIORGIO MOROSINI originario di Cattolica, è magistrato dal 1993. È ora giudice delle indagini preliminari presso il tribunale di Palermo. Titolare di numerosi processi a Cosa Nostra, è stato estensore di sentenze relative ai capi storici della mafia (Riina, Provenzano, Brusca, Bagarella). Si è occupato di infiltrazioni mafiose nella sanità, negli appalti di opere pubbliche, nella politica e nella giustizia. È autore di articoli e commenti in materia di giustizia penale e criminalità organizzata per le riviste “Questione giustizia”, “Diritto penale e processo”, “Foro italiano”. Ha fatto parte della Commissione ministeriale per la riforma del codice penale dal 2006 al 2008 ed è segretario nazionale di Magistratura democratica.

“L’obiettivo strategico di ogni mafia è l’impunità – scrive Morosini nel suo libro -. Solo quella rende credibile, longeva e ricca l’organizzazione criminale. Ma l’impunità, personale e patrimoniale, per essere conseguita necessita di complici nelle istituzioni, nel mondo delle libere professioni e nella imprenditoria”. Il tema è di grande attualità, anche alla luce dei recenti sviluppi sulla “trattativa” tra Stato e mafia che sarebbe sullo sfondo delle stragi del 1992 e 1993. La ricerca, dopo avere richiamato le indagini su quella tremenda stagione, illustra un repertorio di trattative tra la mafia e i suoi complici. Chi sono i complici? In che modo interferiscono sulla giustizia? Si parla di politici, poliziotti, imprenditori, liberi professionisti che ostacolano l’accertamento delle verità processuali. Sono storie approdate all'attenzione della magistratura soprattutto negli ultimi venti anni; ossia nel periodo in cui il principio dell’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge anche in Italia diventa concreto. Sono storie di processi aggiustati, di clamorose ritrattazioni, di talpe nella polizia, di politici che avvertono i mafiosi di microspie nelle loro abitazioni, di latitanze coperte da uomini delle istituzioni. Sono storie tratte da sentenze, ordinanze, documenti delle procure e della commissione parlamentare antimafia, letti anche attraverso i commenti della stampa e degli osservatori specializzati. Il volume parla anche di come lo Stato contrasta questo fenomeno. Dei proclami della politica, delle promesse non mantenute e degli errori strategici. La conclusione fa il bilancio di una stagione dell’antimafia giudiziaria, dell’impegno dei magistrati e dei suoi limiti. Una autocritica fondata sulla lezione di Giovanni Falcone che non rinuncia a formulare proposte concrete per una azione più incisiva e, comunque, rispettosa delle regole dello stato di diritto.
 

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