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Cronaca

Intascava i soldi delle società fallite, arrestata consulente del Tribunale di Rimini

La professionista è accusata di peculato e falso, con le sue manovre sarebbe riuscita a far sparire oltre 190mila euro e a provocare danni allo Stato per 700mila

La commercialista riminese Roberta Melucci è stata arrestata dai carabinieri con l’accusa di peculato e falso. La nota professionista, già implicata in altre vicende giudiziarie, si sarebbe intascata oltre 190mila euro provenienti dai fallimenti delle aziende di cui era stata nominata curatrice dal Tribunale di Rimini. A segnalare alla Procura della Repubblica la donna è stato lo stesso Tribunale Fallimentare a causa di alcune anomalie riscontrate in due fallimenti. Il primo, in particolare, riguardava il crack della ditta San Carlo e, secondo l'accusa, la professionista aveva effettuato dei prelievi dal libretto di deposito intestato al fallimento distraendo per scopi personali la somma di 11mila euro inerenti Ia procedura fallimentare. Il fatto, tuttavia, risale al periodo compreso tra il 1997 e il 2004 e, di fatto, per quanto riguarda l'accusa di peculato il reato è stato prescritto salvo per la somma di 3120 euro.

Arrestata consulente del Tribunale di Rimini

Il secondo fallimento finito nel mirino degli inquirenti è quello della ditta Fa.Bi.Ma., dichiarata fallita nel 1994, che anche in questo caso ha visto la commercialista operare dei prelievi dal libretto di deposito. A sparire dal conto corrente sarebbero stati 231mila euro, finiti nelle disponibilità della professionista, ma ad aggravare la situazione è stato il ricorso presentato dai creditori della società che hanno dovuto attendere 17 anni prima di essere liquidati. I creditori, infatti, hanno fatto ricorso alla Legge Pinto, che disciplina il diritto di richiedere un'equa riparazione per il danno, patrimoniale o non patrimoniale, subito per l'irragionevole durata di un processo. In seguito a tale ricorso, lo Stato è stato ritenuto colpevole e condannato a un maxi risarcimento da 700mila euro. I fatti imputati alla Melucci risalgono al periodo dal 1995 al 2000 e, anche in questo caso, il reato di peculato è stato prescritto.

Sulla base di quanto ricostruito dagli inquirenti della Polizia Giudiziaria, coordinati dal sostituto procuratore Davide Ercolani, quando la commercialista si era vista mettere alle stretta dal Tribunale Fallimentare, che chiedeva conto del fallimento della San Carlo, la donna avrebbe simulato un furto nel suo studio. In quella occasione, infatti, sarebbero spariti dagli archivi importanti carte tra cui anche il libretto di risparmio aperto dalla curatela fallimentare e, per questi fatti, è indagata per simulazione di reato. Martedì mattina la Melucci è stata prelevata dai carabinieri e portata in caserma per gli accertamenti di rito ma ha accusato un improvviso malore tanto che, in via Dalla Chiesa, è intervenuta un'ambulanza del 118. Visitata dai sanitari, l'emergenza è poi rientrata. Al termine delle pratiche, per la donna sono stati disposti gli arresti domiciliari e il sequestro per equivalente, pari a 350mila euro, della sua abitazione.

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