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Cronaca Riccione

Il principe Maurice: "Vedere il Cocoricò in questo stato è un dolore enorme"

Il celebre performer che ha legato la sua carriera alla piramide di Riccione spera nella riapertura della discoteca

"Vedere il Cocoricò in questo stato, chiuso e con la piramide spenta, per me è un dolore enorme". Anche per Maurizio Agosti, il principe Maurice che ha animato le notti della celebre discoteca riccionese e non solo con il suo teatro notturno, interviene sullo stato del locale che sembra essere avviato verso un inesorabile declino dopo l'appello lanciato anche da Gianni Indino, presidente del Silb, sulla riapertura all'indomani della petizione avviata su internet. Difficilmente, però, si tornerà a ballare entro l'estate data la mancanza di una programmazione che, a questo punto, lascia presagire un lungo stop alla musica. "Devo tutto a quella discoteca - racconta il performer che proprio sotto la piramide ha girato un documentario sulla sua carriera artistica - che è stata la mia vetrina. Un punto di riferimento per il mondo della notte italiano e internazionale e che, adesso, sta affrontando difficoltà insormontabili. Dopo tutto quello di bello e innovativo che abbiamo fatto li dentro, adesso mi fa impressione vederlo chiuso. Mi domando se, dietro a questo, ci sia un disegno politico o locale, perchè non è concepibile come possa essere caduto così in basso dopo anni in cui si è fatta una cultura notturna di alta qualità. Il Cocoricò è stato uno dei più bei luoghi di aggregazione della Riviera."

Quanto ha contato, nel suo declino, il passaggio dalla cultura dei club a quella dello sballo?
Dagli albori del mondo, lo sballo è sempre esistito. Basta pensare alle feste dionisiache. Ma non è questo che ha portato alla fine del divertimento notturno. Quello che, adesso, viene definito sballo è a mio parere un profondo senso di disagio delle nuove generazioni. E' scontata l'associazione discoteca-sballo-droga anche perchè, nonostante la chiusura di molti locali, il problema degli stupefacenti non è certi diminuito, anzi. Quando, negli anni '90, al Cocoricò abbiamo iniziato a sperimentare il teatro notturno, la discoteca era famosa per il divertimento e non per il disagio. Era celebre per le performance artistiche, non per la cronaca nera. La decadenza è arrivata quando non si è più investito in novità e innovazione con artisti capaci di stupire. Che senso ha riempire i locali con Dj o produttori di grido che possono essere ospitati in qualsiasi discoteca del mondo? Uno può scegliere di stare anche a casa propria per seguirli senza necessariamente scegliere un locale famoso. La verità è che si è persa originalità.

Con la perdita del mondo della notte, quindi, viene a mancare anche una fetta importante di turismo?
E' brutto dirlo ma è sotto gli occhi di tutti che le spiagge della Riviera romagnola non sono certo quelle della costa Smeralda. Storicamente, anche gli alberghi erano stati pensati per chi voleva divertirsi e non per famiglie e pensionati. Senza nulla togliere a queste categorie, molti imprenditori hanno perso questo segmento di turismo che li aveva fatti crescere e diventare famosi nel mondo. A volte, essendo i primi, si da fastidio a molti ma, adesso, sul settore del divertimento la Riviera sta arrancando dietro a tutte le altre località. Vorrei che Riccione, città a cui sono molto legato, tornasse a splendere ed essere la capitale del mondo della notte ma vedo che la collina, invece, sta crollando.

Si parla di imprenditori pronti a riprendere il mano il Cocoricò e a trovare un modo per riaprirlo. Che consiglio gli darebbe?
Se dovesse esserci veramente questa possibilità il primo consiglio sarebbe quello di fare una cosa fatta bene e che non sia una speculazione e basta. Servono risorse importanti per cercare di dare nuovamente un senso alla piramide e farla tornare ad essere un laboratorio di spettacolo notturno legato, magari, alla tecnologia e con una direzione artistica lungimirante capace di far lasciare in tasca ai giovani i telefonini e di vedere con i loro occhi e non attraverso uno schermo. Per anni, col suo format, la Riviera ha creato le mode mentre, adesso, le subìsce ed è per questo che chi cerca le novità va altrove.

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