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Cronaca Misano Adriatico

Il Ct dell'Italvolley Mazzanti si coccola Misano: "Vado al circuito, guardo le moto e mi ricarico"

All'anagrafe, ora residente a Misano, il coach fa Davide Jarno Renzo: "La mia famiglia ama i motori. I nomi in onore di Saarinen e del riminese Pasolini"

Colazione a Riccione e spesso passeggiata fino al circuito. Perché a Misano la vita è bella. Parola di Davide Mazzanti, il coach Campione d’Europa in carica con l’Italvolley femminile, che qui ha preso residenza e “mi trovo da dio”. Perché proprio Misano? “Perché una volta vidi su internet una casa e me ne innamorai, per caso poi ci sono passato davanti a piedi e con mia moglie abbiamo deciso di comprarla”. Poi Misano perché “ci sono i ricordi di quando ero ragazzino, di quando ancora non allenavo e mi dilettavo a fare il team manager di mio fratello nel motociclismo”.

Il secondo nome in onore di Renzo Pasolini

Davide Mazzanti, originario di Marotta, ha un legame profondo con i motori e con la Romagna. Una compagna, la pallavolista Serena Ortolani, nata a Ravenna e all’anagrafe lui ha un nome lunghissimo. Davide Jarno Renzo. “La mia è una famiglia che viveva di motori e questa passione me la porto nel nome”. Il papà decise per Davide Jarno Renzo, in onore dei piloti Saarinen e del riminese Renzo Pasolini entrambi morti in un terribile incidente a Monza nel 1973.

Un legame, quello con i motori, che non poteva così consolidarsi a Misano. “A Misano è sempre stato particolare – racconta il coach della Nazionale -, perché un giorno Marco Lucchinelli, prima di vincere il Mondiale, a Misano mi toccò la testa e io non me la lavai per una settimana. Un mito”. Così prima di avvicinarsi alla pallavolo, Davide insieme al fratello Danilo pensavano soprattutto al motociclismo: “Fui suo team manager, una passione costellata per mio fratello da tanti infortuni, ma il suo impegno e la moto mi hanno trasmesso tanto per l’esperienza nel volley”.

Al circuito per ricaricare le batterie

In Nazionale alla guida di un gruppo vincente. Ma l’approccio arriva da lontanissimo, proprio dai tempi dei giri in pista all’autodromo. “Da mio fratello, quello in versione pilota, ho imparato la dedizione di non mollare mai. Mi ha insegnato tanto. Perché in fin dei conti la nostra esperienza da pilota-manager fu costellata da poche gioie e troppi infortuni. Ma c'era l'abnegazione”.

Oggi Davide non possiede più moto. Ma al circuito ci torna ancora. Di frequente: “Parto da casa e dopo una passeggiata arrivo al circuito. Osservo, rifletto, studio”. E pensa a come far grande l’Italvolley femminile: “Ci aspetta un super lavoro, perché a settembre arriva il Mondiale e già da fine aprile si parte con i collegiali”. Sarà una Nazionale con le porte aperte: “Al gruppo portante, aggiungeremo delle forze fresche in arrivo dall’Under 21, sarà un gruppo allargato perché abbiamo tanto talento”. E con Serena, a volte il Ct della Nazionale fa capolino a seguire l’Omag Marignano: “Quest’anno ho visto un paio di partite. E’ un progetto molto solido e apprezzo molto il fatto che stanno facendo un passo alla volta e continuano a crescere. La serie A1? Sarebbe qualcosa di speciale, ma possono essere ambiziosi”.

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