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Cronaca

"L’accordo annunciato per risolvere la cosiddetta ‘questione balneari’ è la sconfitta della politica"

Mauro Vanni, presidente di Confartigianato imprese demaniali: "consegnati nelle mani dei tecnocrati del Governo. Linee guida che non coincideranno con quelle di tutelare imprese e lavoro"

Bocciatura completa da parte di Mauro Vanni, presidente di Confartigianato imprese demaniali, dell'intesa raggiunta dalla maggioranza sulla riformulazione dell’emendamento del Governo sui balneari al Ddl concorrenza. In sostanza, si prevede l’indennizzo per i concessionari uscenti ma i criteri per la sua quantificazione vengono rinviati ai decreti delegati. Ora il testo sara’ esaminato dalla commissione Bilancio per essere poi approvato dalla commissione Industria che conta di chiudere il voto sul Ddl concorrenza in giornata.Nel testo concordato dalla maggioranza viene confermata la proroga delle concessioni a fine 2024 nel caso in cui emergano contenziosi o difficoltà nell’espletamento delle gare. Sarebbe stata eliminata dal testo dell’emendamento anche una norma che apriva alla possibilità di acquisire concessioni balneari da parte delle società pubbliche titolari di concessioni di altro tipo. Misura che aveva sollevato una forte protesta da parte della Lega. L’emendamento ora dovrà passare al vaglio della Commissione Bilancio per il parere e poi sarà votato in Commissione Industria del Senato dove si conta di chiudere l’esame del ddl concorrenza già in mattinata per andare in Aula lunedì.

"L’accordo annunciato per risolvere la cosiddetta ‘questione balneari’ - tuona Vanni - è la sconfitta della politica. Almeno quella alta, a cui immaginiamo sempre di affidarci quando in ballo ci sono i destini di imprese e lavoratori, nel nostro caso di famiglie che hanno speso la loro vita facendo questo mestiere. L’accordo, non è un accordo in realtà, perché mancano i pezzi fondamentali, ossia la definizione di ciò che compone un accordo. La politica ci ha consegnati nelle mani dei tecnocrati del Governo. Quando questi signori metteranno mano ai decreti attuativi, avranno delle linee guida che non coincideranno con quelle di tutelare imprese e lavoro, nonché una componente fondamentale del modello turistico che rappresenta un valore assoluto per il Paese. Qualche giorno fa dicevo che ci sentiamo nel tritacarne. È proprio così. Serve infiocchettare un pacchetto di norme per onorare gli impegni presi con l’UE e ottenere i sacrosanti fondi del PNRR. E noi balneari siamo dentro a quel pacchetto, privi di diritti e dimenticati dalla politica. Ci eravamo illusi che ci fosse una ‘botta di orgoglio’ della politica. Tempo perso. Ci attendono sulla spiaggia mesi difficilissimi e complicati anche da gestire. Mettere una impresa nella totale incertezza, prefigura una situazione nella quale sfiducia e malcontento prevalgono. Non è il miglior viatico per i prossimi mesi".

Di parere opposto l'assessore al Demanio del Comune di Rimini, Anna Montini, che in una nota stampa osserva come "Il compromesso trovato ieri sul decreto concorrenza e sulle concessioni balneari è sicuramente positivo rispetto alla prospettiva tracciata da Draghi di una impasse che avrebbe messo a rischio fondi europei decisivi per la ripartenza del Paese. Non si può però non sottolineare come il procedere a stenti, le incertezze e un quadro normativo ancora ben lontano dall’essere nitido siano motivo di preoccupazione tanto per le categorie quanto per gli enti locali, in particolare per i Comuni come Rimini, che hanno del prodotto turistico balneare uno dei principali core business. Nei fatti, l’accordo raggiunto ieri al netto di qualche aggiornamento più sostanziale, non aggiunge elementi di chiarezza rispetto al quadro di solo pochi mesi fa. Il nodo resta infatti quello dei decreti attuativi, ancora una volta rinviati dal Governo nel tentativo di trovare la quadra per avanzare col ddl entro la deadline del 30 maggio. Se è vero che il rinvio apre la possibilità, come giustamente evidenziato dal presidente Bonaccini e dall’assessore Corsini – ad un confronto più approfondito con le Regioni nel merito dei provvedimenti da adottare, dall’altra parte ci troviamo per l'ennesima volta in un limbo, nell’attesa di riferimenti normativi ancora da mettere nero su bianco e decisivi per i Comuni per arrivare alla definizione delle gare, il cui termine è stato confermato al 31 dicembre 2024. Nella pratica, i Comuni si trovano - ancora -nella scomoda posizione, tra l’incudine e il martello: da una parte l’incombenza di dover rispondere alle direttive europee e predisporre le gare, dall’altra la chimera di arrivare a soluzioni condivise che si traduce nell’indecisione. Una confusione che danneggia tutti, dagli operatori ai Comuni, esposti così alla possibilità tutt’altro che remota di incorrere in ricorsi e cause. Questo vale ancor di più per le amministrazioni come quella di Rimini, che hanno investito e continueranno ad investire importanti risorse nella riqualificazione ambientale e di servizi della zona costiera, tra Psbo e Parco del Mare. Un percorso che per essere completo necessita dell’apporto e dello stimolo delle componenti private ed imprenditoriali del balneare, ancor più nella prospettiva del nuovo piano spiaggia e di una rigenerazione a 360 gradi dell’arenile, che si intreccia inevitabilmente con le evidenze pubbliche a cui andremo in conto. L’impressione è che il Governo stia trattando la riforma del demanio marittimo al pari di una delle tante norme inserite nel grande contenitore del ddl concorrenza. Con una grande, sostanziale, differenza: il riordino della materia avrà riflessi non tanto e non solo nell’immediato, ma ciò che si decide oggi sulla spiaggia deciderà il futuro delle nostre coste per i prossimi decenni".  

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