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Cronaca

L'allarme di Rosy Bindi: "In Romagna c'è più mafia di quanto emerso finora"

La Commissione parlamentare Antimafia a Rimini per una serie di audizioni, la presidente parla di una concentrazione di "reati spia"

Nessuna sottovalutazione, precisa Bindi, "ma occorre segnalare con più attenzione la situazione alle autorità competenti", sia la Procura distrettuale antimafia sia i nuclei specializzati. La Commissione si farà dunque sentire affinchè a Rimini ci sia una "presenza più specializzata" delle forze dell'ordine. "Avere i reparti speciali a Bologna e Ancona dà un vantaggio alle mafie". Bindi sottolinea che non si tratta di un "vero e proprio insediamento", ne' di mafie autoctone, bensì quelle tradizionali, "forse collegate tra loro e forse collegate con quelle straniere. Non ostentano la loro presenza, agiscono sotto traccia, non sparano e non chiedono il pizzo, ma trovano grandi complicità". Insomma "Bologna è lontana, la Romagna richiede "attenzioni particolari", forze specializzate in loco e investimenti anche nelle sedi, per esempio in una sezione distaccata dell'Antimafia. Di certo "c'è un concetto di legalità sostenibile oltre il quale non si va e che è legato all'interesse personale. Le regole possono risultare un blocco per l'economia, ma la mancanza è un varco per le mafie". E "questo territorio - conclude - è particolarmente attraente". 

Quello della depenalizzazione e legalizzazione delle droghe, a partire da quelle leggere, non è stato uno dei temi toccati dalla Commissione parlamentare antimafia ma rispondendo alle domande dei giornalisti, il presidente Rosy Bindi sottolinea che sul tema della liberalizzazione le opinioni, anche dentro la Commissione, sono diverse. Senza dimenticare che magistratura e polizia sono contrarie. Certo a Rimini lo spaccio attira la criminalità organizzata, ma la città rivierasca "è importante, ma non è il mondo. Forse se dappertutto fossero liberalizzate sarebbe una misura efficace. Per Rimini e l'Italia difficile sostenerlo". In commissione Giustizia c'è una legge in merito, ma prima di una "scelta enorme" occorre anche sapere che "sul piano della repressione e della prevenzione c'è ancora molto da fare". Il consumo di cocaina, per esempio, riguarda molti professionisti che "sono interlocutori di quel mondo".

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