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Cronaca

L'altra faccia del capodanno. Le esperienze dei senza tetto

Si torna alla stazione alle ore 18.30 del 31 dicembre. Arrivano i ragazzi della Giovanni XXIII a bordo della navetta per la Capanna di Betlemme. "Signori miei, non so chi ha sparso la voce, ma neanche stasera non c'è posto per tutti"

31 dicembre. Gli auguri
Il mio abbigliamento: maglia di lana nuova con le maniche lunghe, felpone di lana, calzamaglia di lana sotto e jeans sopra, doppi calzetti, scarpe comode e guanti. Sono tornato alla stazione di Rimini per parlare ancora con i ragazzi con la speranza sempre più forte di non trovarmi mai nella situazione di dover dormire all'aperto e di vivere non alla giornata, ma all'ora.

Questa volta sono capitato in mezzo ad un discorso che sembrava paradossale o almeno da film. Ho chiesto ad Antonio e Andrea come e dove avessero passato la notte. “A Gatteo in stazione” ha detto Andrea suscitando l'esclamazione di Antonio: “Ma no! Dovevi ascoltarmi e venire con me a Gatteo in pullman; ce la saremmo passata meglio”. “Ma A Gatteo c'è posto e nessuno dà fastidio anche se a mezzanotte si spegne il riscaldamento” ribatte Andrea. Luca invece ha dormito a Cesenatico, anche lui in stazione, steso su quelle fila di sedie, tipiche delle sale d'attesa, scomode anche quando occupi un posto solo per cinque minuti. “Tra poco vado a letto – ha detto Luca alle 21 – stasera ho un appoggio in un albergo e mi rifaccio delle ore di sonno che non ho dormito stanotte anche se a Cesenatico non ci sono problemi e i Carabinieri ti rispettano, ma fanno presto a farsi le cinque della mattina”.

La dignità dei senza tetto sta in tanti dettagli. Ad esempio Andrea racconta che prende spesso il treno o l'autobus per spostarsi, ma come tanti altri non paga il biglietto. Ha chiesto che gli venisse fatta la multa anche quelle poche volte in cui il controllore avrebbe chiuso un occhio. Sta anche in come Tufik indossa la camicia: “Mi sento più elegante anche se ho i pantaloni della tuta” commenta fiero. C'è tanta dignità anche nel signore che, alla cena della Caritas, ha chiesto di non comparire nelle foto, ma è altrettanto dignitoso e coraggioso Boris che la sera prima era a dormire nel sottoscala. “Mi hai fatto una foto ieri sera, ti ho sentito – ha detto – ma la puoi usare se serve per aiutare i ragazzi”.

Porte aperte alla Caritas per il cenone che ha iniziato ad ospitare persone già dalle 19 anche se le pietanze sarebbero state servite alle 20.30. Tanti i volontari al lavoro da ore per preparare i piatti, imbandire la tavola e servire oltre cento persone. Questo il menù: antipasto a base di gamberetti e, a parte, salame tagliato a fette, strozzapreti al pomodoro, pollo arrosto con patate e, per finire, spumante e panettone.

Passo indietro. Si torna alla stazione alle ore 18.30 del 31 dicembre. Arrivano i ragazzi della Giovanni XXIII a bordo della navetta per la Capanna di Betlemme. “Signori miei, non so chi ha sparso la voce, ma neanche stasera non c'è posto per tutti”. Questa frase è quella che meglio di altre fa capire come, per i senza tetto, ogni giorno sia la copia del precedente e senza eccezioni. Sempre gli stessi problemi che tornano, che ti si parano davanti e sai già cosa ti aspetta. A volte la situazione è tamponata, ma poi si riparte. “Il Comune dovrebbe mettere in piedi una struttura per la notte” è il commento scoraggiato di Irina che ha circa quaranta anni. Fa avanti e indietro dalla porta della stazione perchè dentro è un po' più riparato, ma rischi di non essere vista e perdere così il turno nel posto letto.

Poi, siccome ancora era presto e nessuno, a parte Luca, pensava a dormire, sono tornato dove mi aveva accompagnato Antonio la sera precedente. Ho visto e fotografato meglio, grazie alla maggiore luce, dove si dorme vicino alla stazione, la visuale che hanno e avranno davanti. E i brividi vengono non solo per il freddo.
Ma una nota positiva c'è. Andrea e Gimmi, facendo gli scongiuri, sono a un passo per trovare lavoro. Il primo in un canile, il secondo come becchino. “Se mi prendono non lo lascio più quel posto – dice sfregandosi il mento rasato – lì c'è sempre lavoro”.

posti letto in strada



Al di là delle condizioni di disagio che vivono i vari Antonio, Luca e Irina la cosa che più lascia sgomenti è che parlano delle proprie situazioni con estrema normalità. Ad esempio raccontano come dormono al freddo come una persona qualsiasi descriverebbe la propria giornata lavorativa. “E' da 8 anni che faccio questa vita – racconta Antonio – ma ad ogni modo brindiamo” ha concluso con il suo sorriso sdentato. Cin cin.
 

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