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Cronaca

La morte di Florentina, un mistero nel mistero dopo la revoca dell'avvocato

Si agiunge un nuovo capitolo alla storia del decesso della cameriera romena ritrovata cadavere nella cucina dell'albergo dove lavorava. Il marito della vittima racconta di non aver firmato la delega al legale riminese ma, quest'ultimo, presenta le sue prove

Nuovo capitolo sul "giallo di Rivabella" che, lo scorso 19 settembre, aveva visto ritrovare nella cucina della pensione Scilla una cameriera romena, Florentina Ciobanu, riversa a terra con un coltello nel petto. In un primo momento si era pensato a un efferato omicidio ma, le successive indagini della squadra Mobile di Rimini, avevano poi escluso questa pista tanto che venne poi sposata la tesi di un suicidio anche grazie ai risultati dell'autopsia. Il seguito della vicenda, tuttavia, vide schierarsi una serie di associazioni contro lo sfruttamento dei lavoratori stagionali che non credevano all'ipotesi conclusiva degli investigatori tanto che andarono nel paese di origine della cameriera per incontrare il marito di lei e, il 28 settembre, gli fecero firmare una procura con la quale affidava all'avvocato riminese Raffaele Pacifico l'incarico di tutelarlo come persona offesa. Il colpo di scena arrivò lo scorso marzo dopo un sopralluogo nella pensione Scilla da parte del legale della famiglia Ciobanu e della dottoressa Bruzzone incaricata, come criminologa, di controllare la scena del presunto omicidio. L'avvocato Pacifico, infatti, venne informato dalla Procura di Rimini di essere stato revocato dall'incarico da parte di Viorel Ciobanu, il marito di Florentina, che sosteneva di non aver mai firmato nessun tipo di procura al legale. "Quanto affermato da Viorel è falso - ha spiegato l'avvocato Pacifico in una conferenza stampa - perchè, oltre alle testimonianze dei presenti, esiste una foto dove il marito di Florentina sta firmando la procura su carta intestata del mio studio. Era stato ampiamente informato di cosa significava firmare quel foglio ed era consapevole del mandato con il quale esprimeva il suo assenso a far svolgere tutte le indagini necessarie per fare chiarezza sulla morte della moglie. Un lavoro, quello da me svolto, fatto senza che Viorel dovesse pagare nulla. Anzi ci siamo attivati, grazie anche alle associazioni ADL Cobas e Rumori Sinistri, a far sì che ricevesse il denaro degli stipendi maturati da Florentina e ad attivare la raccolta di fondi per permettere alla salma della cameriera di arrivare in Romania".

"Non ho idea di cosa possa aver spinto Viorel a fare queste affermazioni - conclude l'avvocato Pacifico - che hanno poi portato la trasmissione degli atti in Procura ipotizzando il reato di falso. Nella comunicazione che mi è stata trasmessa, dove veniva affermato che l'uomo non aveva mai firmato quelle carte, mancano addirittura 8 allegati che non ho mai visto. Ritengo che queste affermazioni siano state male interpretate dagli inquirenti in occasione della rogatoria internazionale, chiesta dall'Italia ed eseguita lo scorso dicembre, per interrogare Viorel sulla morte della moglie".

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