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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

La rabbia di un operatore sanitario: "Ferie e permessi, nell'Ausl disparità a favore dei furbetti no-vax"

L'obligo di sospensione del persone sanitario non vaccinato viene spesso aggirato con ferie, malattie e permessi. A segnalare il problema è un operatore sanitario vaccinato

L'obligo di sospensione del persone sanitario non vaccinato viene spesso aggirato con ferie, malattie e permessi. A segnalare il problema è un operatore sanitario vaccinato che protesta per la disparità di trattamento, dato che ottenere ferie e permessi spesso non è facile per la carenza di personale. A renderlo noto è lo stesso interessato: “Vorrei avere indicazioni dall’Azienda Ausl Romagna sul comportamento attuato nei confronti dei colleghi non vaccinati, che dal 15 Ottobre stanno usufruendo di malattie ed aspettative pur di non procedere alla vaccinazione. Non era stato detto che chi non si fosse messo in regola con la vaccinazione, sarebbe rimasto a casa senza stipendio?”.

Tuttavia la realtà nei reparti sarebbe ben diversa: “Andate ad analizzare le realtà nei reparti: troverete infermieri che non possono prendere ferie, malattia, permessi, aspettative per coprire “colleghi” che usufruiscono della malattia o aspettativa pur di non fare la vaccinazione. E’ forse un comportamento corretto? Anche il solo fatto di trovare medici compiacenti, è a dir poco imbarazzante. Così facendo, oltre a mancare di rispetto ai colleghi in turno, fa sì che non vengano neanche sostituiti, lasciando i reparti sotto organico”.

Continua polemico l'operatore sanitario: “E’ davvero questo il ringraziamento che l’Azienda fornisce ai suoi dipendenti, dopo 2 anni di inferno nei reparti Covid, che si sono vaccinati nonostante timori, paure e non conoscenza su effetti a breve termine? E’ risaputo che per lavorare in ospedale si debba essere in possesso di determinate caratteristiche e competenze, così come le vaccinazioni. Forse ci si è dimenticati di questo particolare. Al momento dell’assunzione, mi sono state fatte le vaccinazioni mancanti e quelle a cui il mio organismo non aveva risposto perché avrei avuto a che fare con persone fragili o che non possono vaccinarsi. Perché nessuno ha “urlato” contro questo?” 

Ed ancora: “Se sono state poste delle regole, perché si cerca sempre di trovare il modo di sviarle, salvo poi lamentarsi delle persone che non le rispettano? Ho anche pensato: rivolgiamoci al sindacato. Altra nota dolente.  I sindacati di categoria, composti da personale sanitario, con che faccia tutelano sia i “colleghi no-vax” e noi vaccinati? Con che faccia appoggiano uno sciopero di 10 giorni contro l’obbligatorietà? Invece di combattere per condizioni di lavoro e stipendi migliori, induci uno sciopero contro una delle prerogative necessarie per lavorare con persone fragili? A questo punto togliamo anche l’obbligo di essere in possesso di titoli di studio precisi per svolgere una determinata funzione ed ognuno fa quel che vuole. A me, personalmente, sembra di vivere in un incubo”.

Ed infine: “La differenza tra prevenzione e cura è la base degli studi scientifici, dovrebbero saperlo. Lavorano con persone fragili e se sono obbligatorie determinate vaccinazioni, compresa questa, dovrebbero averlo già fatto a gennaio come tutti noi. Se lavori con la scienza ed attraverso la progressione degli studi scientifici, ci devi credere, altrimenti si può sempre cercare un altro lavoro. 
A breve noi sanitari saremo chiamati a fare la terza dose, ma con che coraggio viene chiesto a noi di fare la terza quando a questi colleghi si permette la malattia e aspettativa violando le regole date?
Davvero i più “furbi” devono sempre averla vinta? Gradirei avere una risposta in merito, perché se questo è l’insegnamento che si vuole dare, mi adeguerò per la terza dose”.

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