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Cronaca Sant'Agata Feltria

La Rocca di Sant'Agata Feltria diventa la fortezza delle fiabe

Tutto pronto per il progetto ‘La Rocca delle Fiabe’ di Sant’Agata Feltria. Inedita nel panorama nazionale, quest'idea si realizzerà con la trasformazione degli spazi restaurati del castello in stanze dedicate alle fiabe

Presentato venerdì mattina, presso Palazzo Fregoso di Sant’Agata Feltria, il progetto ‘La Rocca delle Fiabe’, da un’idea di Antonio Faeti, già ordinario di Letteratura per l’infanzia all’Università di Bologna e autore di numerosi saggi dedicati alla letteratura infantile e alla favola.
Si tratta di un progetto del tutto inedito nel panorama nazionale che si concretizzerà con l’ubicazione negli spazi restaurati di Rocca Fregoso (il conosciuto castello santagatese) di veri e propri set multimediali dedicati alle fiabe e storie per bambini e ragazzi di ogni tempo e paese.

Un’iniziativa che, nelle intenzioni del Comune di Sant’Agata Feltria e della Provincia di Rimini, potrà diventare un vero e proprio prodotto turistico 12 mesi all’anno, in grado di attirare nel paese della Valmarecchia cospicui flussi di visitatori. L’idea e la progettazione fanno a capo ad Antonio Faeti, vero e proprio esperto di fama mondiale della letteratura dell’infanzia.

Davvero inspiegabilmente, l’Italia non possiede ancora un luogo, uno spazio, un ambito in cui la fiaba regni sovrana, un territorio che sia solo suo, una località in grado di rammentare costantemente l’irrinunciabile importanza che ad essa deve essere attribuita. Così Sant’Agata Feltria, nel candidare se stessa a ruolo di Capitale del Fiabesco, sente, prima di tutto, di compiere un grande dovere. La Rocca Fregoso, del resto, è proprio quel castello emblematico, riassuntivo, sapientemente allusivo, che la Fiaba desidera come propria autentica residenza: in certe prospettive, in alcuni riverberi di luce, la Rocca sembra scaturita da un dipinto di Maxfield Parrish, il pittore delle fiabe. Nato a Filadelfia nel 1870 ci parla, in ogni sua opera, dell’universalità del fiabesco, ci dice che la Rocca possiede quella capacità di essere “nelle vene dell’Italia”, secondo la splendida accezione usata da William Carlos Williams, il grande poeta, statunitense come Parrish.

Non casualmente si citano artisti americani: la fiaba ignora le frontiere, non si chiude mai entro un solo caravanserraglio, passa in un attimo da un fuoco di bivacco ad un altro. Quando si cominciò davvero a studiare la fiaba ci si dovette confrontare subito con la “circolazione mondiale del fiabesco”, uno dei temi più affascinanti fra gli innumerevoli temi di ricerca che la fiaba propone.
Ma se richiama gli erranti, se si propone come “di passaggio” tra un fuoco di bivacco e un furtivo accampamento, perché necessita di una capitale, perché vuole una Rocca che sia solo sua? Perché la Fiaba è la regina, la sovrana assoluta del regno dell’Ambiguità, fugge con le carovane, va via con gli sciabecchi, ma desidera anche le confortevoli poltrone dello stile Biedermeier.

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