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Cronaca

Le risposte al questionario "Rimini, come va?": il 23% dichiara di aver perso il lavoro a causa del Covid

Sul fronte del lavoro, il 55% ha potuto fortunatamente continuare a lavorare o in modalità di remote/smart working o direttamente sul luogo di lavoro, ma ben il 23% degli intervistati dichiara di aver perso il lavoro

Preoccupato ma tendenzialmente ottimista, sofferente per la lontananza dagli affetti, dalla vita sociale e dalla pratica sportiva all’aria aperta, ma anche capace di riprogrammare la propria vita stando in casa, di apprezzare il silenzio e la quiete e di aiutare vicini di casa e persone in difficoltà. Questo il ritratto prevalente emerso dalle risposte dei circa 1000 cittadini riminesi, in maggioranza donne tra i 40 e i 60 anni, che hanno compilato nelle ultime settimane il questionario on line "Rimini come va?", promosso dal Piano Strategico nell’ambito del gruppo Facebook #futuroinremoto, per dar voce a bisogni, preoccupazioni e informazioni legate alla quotidianità e alle restrizioni vissute durante l’emergenza COVID-19.

Il questionario, sviluppato dal Comune di Reggio Emilia in formato Creative Commons e appositamente adattato dal Piano Strategico alla realtà riminese, ha “dipinto” la vita dei riminesi al tempo del Covid, tra lavoro da casa e gestione famigliare, tra acquisti e formazione, tra scuola on line e svago domestico. L’analisi rivela che gran parte degli intervistati vantava già una buona familiarità col digitale, ragion per cui ha potuto senza grandi difficoltà "riconvertire" in remoto la maggior parte delle proprie attività quotidiane (socialità virtuale 26%, lavoro-scuola 23%, sport 13%, altro), anche grazie ad una buona affidabilità delle connessioni web. 

Sul fronte del lavoro, il 55% ha potuto fortunatamente continuare a lavorare o in modalità di remote/smart working o direttamente sul luogo di lavoro, ma ben il 23% degli intervistati dichiara di aver perso il lavoro o di essere in una condizione lavorativa precaria a causa dell’emergenza e di nutrire quindi forti preoccupazioni per le proprie prospettive economiche.  Riguardo alla formazione, su un 30% degli intervistati già abituato ad usare sistemi di formazione on line in era pre-Covid si registra un incremento del + 20% in era Covid; diversamente, sul fronte scuola solo un quarto degli intervistati dichiara di aver utilizzato sistemi per l’apprendimento a distanza durante Covid e solo il 10% aveva in precedenza usato strumenti digitali connessi alla scuola.

Molto favorevole il giudizio dei riminesi sui negozi di prossimità e sulla loro capacità di offrire servizi aggiuntivi come la consegna a domicilio, al punto che un 20% in più rispetto al pre-Covid dichiara che continuerà ad acquistare presso questi esercizi anche in futuro. Sostanzialmente invariato, e scarsamente significativo per gli acquisti alimentari (10%), il ricorso all’e-commerce e agli e-book, così come la fruizione della TV on demand.  Infine, riguardo alla mobilità, per svolgere le attività consentite durante il lockdown il 41%, dei riminesi ha scelto di muoversi prevalentemente a piedi, il 38% ha preferito l’auto privata, il 14% si è spostato in bicicletta e solo lo 0,1% ha utilizzato il trasporto pubblico.

Sul fronte delle “eredità” che il Covid ci lascia e su cui lavorare per il futuro, il questionario ha invece sollecitato i cittadini ad individuare quelle che, a loro parere, sono le sfide generali da traguardare per il territorio riminese in un orizzonte di medio-termine e quelle che sono, invece, le esigenze più puntuali che rilevano alla scala di quartiere. Tra le sfide generali del futuro, il gradimento più ampio è stato assegnato alle azioni di adattamento ai cambiamenti climatici (88%), rigenerazione urbana (87%), miglioramento equilibrio uomo-natura, economia circolare e valorizzazione del paesaggio (85%), riqualificazione del patrimonio edilizio (84%) investimento su cultura e formazione (82%), mobilità sostenibile (80%).  

Anche alla scala di quartiere i temi ambientali (verde, qualità dell’aria, salute e mobilità sostenibile) vengono privilegiati dal campione di intervistati; seguono il sostegno al commercio al dettaglio e alle micro-imprese, la creazione di spazi per la cultura e l’attivazione di progetti di agricoltura urbana. Significativo, infine, l’impegno dichiarato verso il volontariato e la cittadinanza attiva. Al 21% che dichiara di essere già un cittadino attivo e propenso al volontariato, si aggiunge un 35% che probabilmente si attiverà come volontario per il proprio quartiere dopo l’esperienza Covid-19 e un ulteriore 20% che ha scoperto nuove risorse di comunità durante l’emergenza. In estrema sintesi, oltre a dimostrare la sostanziale lucidità con cui i riminesi hanno affrontato l’emergenza sanitaria, il questionario Rimini come va? evidenza una netta volontà dei cittadini di pensare la Rimini futura in chiave green, sostenibile e inclusiva, come spazio privilegiato per lo sviluppo del benessere e della salute, e di far convergere la propria propensione alla socialità verso una maggior coesione di comunità. 

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