Le rivelazioni del pentito: il covo dei boss era un appartamento nel cuore di Rimini
Gaspare Mutolo, l’ex autista di Totò Riina: "Giravamo tutto il nord Italia per svaligiare gli appartamenti e, al sabato, tornavamo nell'appartamento dei nipoti del famoso Don Calò"
Oggi, il settimanale diretto da Carlo Verdelli, ha dedicato 20 pagine alla prima parte di una lunga intervista esclusiva a Gaspare Mutolo, il pentito di mafia che ha deciso di mostrare il suo volto nella foto di copertina realizzata da James Hill, fotografo del New York Times, vincitore del premio Pulitzer. “Ho 82 anni – ha detto l’ex autista di Totò Riina a Luigi Garlando, il giornalista che lo ha incontrato in un luogo segreto dove vive sotto falso nome – negli anni che mi restano voglio scontare con la sofferenza il male che ho fatto e lasciare qualcosa di utile, attraverso le parole e i quadri”.
Mutolo, che nel 1991 iniziò a collaborare con lo Stato sollecitato dal giudice Giovanni Falcone, oggi è un uomo libero e dal 7 aprile, dopo oltre 30 anni, è uscito dal programma del Servizio Centrale di Protezione. Dipinge quadri e spiega che sogna di “tornare a Palermo per parlare alle donne di mafia, alle mogli, alle figlie, affinché convincano i loro uomini a cambiare strada, perché la mafia è morte”. Da cui il titolo di copertina: “Donne della mafia salvate i vostri figli”.
E’ un lunghissimo colloquio, quello registrato da Garlando, giornalista-scrittore, firma de La Gazzetta dello Sport e autore tra gli altri del best seller “Per questo mi chiamo Giovanni” che ripercorre la vita di Giovanni Falcone. Nell’intervista arriva la rivelazione su uno dei principali nascondigli della banda: Rimini. "Facevamo furti nelle case nel Nord Italia - svela Gaspare Mutolo. - Di base stavamo a Rimini, in via Garibaldi, nella stanzetta sopra al ristorante della sorella di Michele e Salvatore Vizzini, nipoti del famoso Don Calò. Allora non esistevano le porte blindate. Facevamo finta di essere rappresentanti della Fabbri Editore e suonavamo alle case più belle. Se aprivano mostravamo gli opuscoli delle enciclopedie, altrimenti le svaligiavamo. Giravamo tutta l’Italia, al sabato rientravamo a Rimini".