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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Lotta alla malavita organizzata, i sindacati si costituiscono parte civile

La decisione è quella di essere presenti nel procedimento contro la 'Ndrangheta che scaturirà dall'inchiesta della DDA denominata “Aemilia”

CGIL – CISL – UIL regionali, insieme alle rispettive strutture territoriali di Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna si costituiranno parte civile nel procedimento contro la 'Ndrangheta che scaturirà dall'inchiesta della DDA denominata “Aemilia”.
Con questo atto, le tre Confederazioni Regionali vogliono ribadire in modo fermo e deciso la volontà di combattere e contrastare il crimine organizzato di origine mafiosa e tutte le forme di  illegalità che sono oramai dichiaratamente penetrate anche nella nostra Regione. I Protocolli per la legalità, ed in particolare quello relativo alla ricostruzione post terremoto del 2012, ci hanno permesso di intraprendere una azione contrattuale nei territori e nei luoghi di lavoro di contrasto al malaffare e all’illegalità. Le segnalazioni alle Autorità preposte e la concreta collaborazione con le Istituzioni hanno rappresentato e rappresentano cardini fondamentali della nostra azione contro la criminalità organizzata e contro il mancato riconoscimento dei diritti di lavoratrici e lavoratori.

Il dato dei 117 arresti in Emilia Romagna, il numero ancor più numeroso di indagati, emersi dall'inchiesta giudiziaria, esplicitano in modo macroscopico la dimensione dei problemi con i quali siamo chiamati a misurarci. Siamo di fronte all'espandersi dei settori a rischio o oggetto di infiltrazione, ben oltre quello delle costruzioni, ad una enorme anomalia per quanto attiene le dinamiche degli appalti e le filiere dei subappalti, a forme di cooperazione spuria sempre più diffuse, all'aggravamento dei dati relativi alle segnalazioni di riciclaggio e dell'usura, oltre alla crescita del lavoro nero ed irregolare, soprattutto in questa fase di crisi. Debbono quindi mobilitarsi tutte le forze sane di questa regione, a fianco della Magistratura, per riuscire ad innalzare il livello di prevenzione nella lotta agli affari mafiosi. CGIL – CISL – UIL dell’Emilia Romagna sono quindi determinati nell’urgenza di affrontare, in questa regione, il tema legalità in tutta la sua portata, chiedendo alla politica e alle Istituzioni di fare un salto di qualità. Avanzeremo nelle prossime settimane specifiche proposte, con l'obiettivo di far si che il “Patto per il Lavoro” indicato dalla Regione Emilia Romagna divenga un vero e proprio “Patto per la legalità”.

Partendo da alcuni temi prioritari: l’elaborazione di un “testo unico” sugli appalti, e sulla filiera dei subappalti, riguardante l'insieme dei settori pubblici e privati, che attui, rafforzi ed estenda l’attuale legislazione regionale, frutto di un forte ruolo propositivo delle OO.SS.; gli strumenti di lotta alla corruzione, per una effettiva applicazione della Legge 190/2012; la gestione dei beni sequestrati e poi confiscati alle mafie, con l’obiettivo di salvaguardare la vita sana dell’impresa indagata; la creazione di strumenti che facilitino l’accesso al credito per le imprese, per combattere l’usura e la penetrazione finanziaria del crimine organizzato; la lotta all'evasione fiscale e contributiva; la regolarità e le corrette applicazioni contrattuali nei rapporti di lavoro. Si tratta di agire affinché si determini una condizione di piena legalità economica in questa regione, nella consapevolezza che ciò rappresenta anche il presupposto fondamentale per affermare uno sviluppo socialmente sostenibile e il pieno riconoscimento dei diritti nel lavoro.

“L’inchiesta ‘Aemilia’ sulla penetrazione e il radicamento mafioso nella nostra regione - ha dichiarato il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi - deve essere argomento ineludibile nel dibattito pubblico di tutti i territori dell’Emilia Romagna. Questa cosa riguarda ‘anche’ noi, anzi togliamo pure quell’anche. Le indagini stanno mettendo ancora una volta in luce come l’aspetto più preoccupante sia la permeabilità dei tessuti locali a una criminalità che, toltasi la coppola e la doppietta a tracolla, viene evidentemente giudicata ‘rispettabile’ e ‘normale’ nella quotidianità economica, sociale, professionale. Ancor di più oggi nella crisi economica e del credito. Questo è un aspetto decisivo per evidenziare in tutta la sua gravità il problema, e quindi avere ben chiaro il quadro per poi contrastarlo adeguatamente. L’attività di contrasto, che viene alimentata anche dai protocolli sulla legalità, sugli appalti pubblici, sulla lotta alla corruzione, è solo una delle due parti di una strategia che obbligatoriamente deve prima di tutto passare dalla prevenzione culturale".

"Se è vero che la mafia si configura come Anti Stato - conclude Gnassi - allora a contrastarla deve essere lo Stato nel suo complesso. Lo Stato non sono solo le forze dell’ordine o la politica: lo Stato sono i cittadini, le comunità le associazioni, gli ordini professionali, i singoli imprenditori. ‘Aemilia’ sta mettendo in luce una sorta di ‘alibi inconscio’ dietro cui si schermava chi, emiliano o romagnolo, apriva le porte e le aziende alle attività criminali: la volontà di raccontarsi che la persona e i capitali messi davanti non fossero mafia ma, visto che essi non rispondevano all’oleografia mafiosa, investitori come tanti altri. Oppure, se l’autoconvincimento presentava qualche crepa, la convinzione ‘tanto oggi le cose vanno così’. La preoccupazione aumenta quando sono gli anticorpi ad ammalarsi. Credo che, anche a Rimini, si debba continuare ad investire in iniziative di contrasto e di sensibilizzazione, a partire dallo straordinario lavoro sul problema portato avanti dalle associazioni civiche. Rimini ha cercato negli ultimi anni, sta cercando oggi e cercherà ancora in futuro di cambiare quella cultura che prima si traduceva in una vera e propria rimozione. Lo abbiamo affermato pubblicamente come amministrazione comunale, siamo stati tra i primi a farlo nell’ambito politico: la penetrazione e il radicamento della criminalità, l’illegalità sono i principali nemici della nostra società, del nostro benessere, dei nostri territori, delle nostre comunità. Per questo chiediamo un analogo impegno e la stessa consapevolezza a tutti gli altri pezzi di società riminese”.

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