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Cronaca

Maxi truffa alle assicurazioni: 28 persone a processo per incidenti simulati o mai avvenuti

Tra le persone alla sbarra un medico dell'Asl e un esponente della malavita organizzata, 40 i sinistri inesistenti rimborsati da 12 compagnie assicurative che si sono costituite parte civile

Si è aperto nella mattinata di martedì il processo che vede alla sbarra 28 persone, tra cui un medico dell'Ausl, ex broker e un esponente della malavita organizzata, accusati a vario titolo di corruzione, truffa ai danni dello Stato e falso ideologico, per aver messo in piedi un'articolata serie di truffe nei confronti di 12 compagnie assicurative che, oggi, si sono costituite parte civile nel procedimento. Sono 40 gli episodi contestati al gruppo che, dal 2013 al 2018, avrebbero inscenato falsi incidenti e con la complicità del dottore accresciuto in maniera esponenziale le prognosi per le lesioni riportate nei fantomatici sinistri e ceh secondo gli inquirenti avrebbero fruttato al sodalizio circa 400mila euro. L'inchiesta era partita dalla Procura quando gli ufficiali di polizia giudiziaria si sono resi conto che nei fascicoli di una serie di incidenti ricorrevano sempre gli stessi nomi e, in particolare, quello di un medico in servizio presso il pronto soccorso ortopedico dell'Infermi di Rimini. Sono così scattate le indagini dalle quali è emerso che, ad architettare il metodo per raggirare le compagnie assicurative, sarebbe stato un ex broker 61enne il quale, avvalendosi dell'amicizia con il dottore, aveva messo in piedi la truffa che nell'aprile del 2019 aveva visto i carabinieri e la Guardia di Finanza eseguire una serie di custodie cautelari e il sequestro dei beni.

Secondo quanto emerso, l'assicuratore reclutava persone bisognose o indigenti facendo stipulare loro delle polizze infortuni presso diverse compagnie. Immancabilmente, dopo la firma del contratto, nel giro di pochi mesi il beneficiario aveva un incidente e si presentava al pronto soccorso. Qui, grazie alla complicità del medico 65enne, veniva sottoposto alle visite del caso e veniva poi dimesso con prognosi importanti tutte firmate dal dottore. Forte della documentazione medica, il finto infortunato presentava la richiesta di risarcimento alle compagnie assicurative con le quali aveva stipulato il contratto e, queste, pagavano l'importo.

I finti "incidentati", sfruttando una falla della legge che permette di stipulare polizze con più compagnie, sarebbero così riusciti ad incassare anche 7 risarcimenti per un singolo infortunio che non era mai avvenuto. Cifre considerevoli se, gli inquirenti, hanno stimato che qualcuno dei truffatori era riuscito a spillare anche 70mila euro. Secondo gli investigatori dell'Arma e della Finanza, tutto ruotava intorno al 61enne, che teneva una scrupolosa contabilità dei raggiri e che, allo stesso tempo, forniva il denaro per le polizze da stipulare certo di poterlo recuperare coi finti infortuni. Sulla base dei dati, individuati dagli inquirenti in un computer sequestrato all'ex broker, la spartizione dei proventi veniva fatta col 30%, più le spese sostenute, che finiva nelle tasche del 61enne e il restante all'assicurato. Il medico, invece, aveva una sorta di tariffario che prevedeva fino a 300 euro per un certificato compiacente del pronto soccorso. Quest'ultimo, inoltre, secondo gli investigatori "lavorava" anche in proprio avvicinando le vittime di veri incidenti stradali che si presentavano all'Infermi per proporre loro di "ingigantire" le lesioni riportate al fine di ottenere un risarcimento più cospicuo dalle assicurazioni.

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