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Cronaca

Medici di famiglia allo stremo. "Tante richieste e sistema in tilt, avrebbero bisogno di un call center"

Il Covid dilaga, ma tante cure a domicilio. Il presidente Grossi: "Medici di famiglia punto di riferimento, ma con centinaia di casi da seguire i tempi si allungano"

Con il numero crescente di contagi, i medici sono chiamati a un lavoro extra. Sotto pressione soprattutto i medici di famiglia, oltre agli ospedalieri che devono fare i conti con turni massacranti complici i numerosi colleghi in quarantena. “I medici di famiglia avrebbero bisogno di un call center per far fronte a tutte le richieste – dice il Presidente dei Medici della Provincia di Rimini Maurizio Grossi -, hanno decine e decine di messaggi, mail, chiamate: con una media di 1.500 assistiti ogni medico si trova con anche qualche centinaio di pazienti a cui fornire risposte”.

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Un crescente carico di lavoro sia assistenziale sia burocratico, con tutti i certificati in carico ai medici di famiglia e le regole in continua evoluzione. “Purtroppo registriamo disagi e tempi che si stanno allungando – aggiunge Grossi -, ma per fortuna la nuova variante colpisce in maniera meno grave e le persone possono essere seguite a livello domiciliare. Ma con i numeri in crescita, il sistema è davvero allo stremo. Sappiamo che per ottenere l'esito di un tampone i tempi di stanno allungando, ma questa è la situazione”.

Ben 500 infermieri a rischio sospensione

In difficoltà anche gli infermieri, tra personale costretto alla quarantena e altri che a breve potrebbero essere sospesi perché ancora non hanno effettuato il ciclo vaccinale. In circa 500 devono regolarizzare la loro posizione. "La carenza è rilevante ed è acuita sicuramente dalle sospensioni degli infermieri che non si sono vaccinati e da coloro che sono a casa perché hanno contratto il virus", riferisce all’Ansa Nicola Colamaria, presidente dell’Ordine degli Infermieri della Provincia di Rimini.

A limitare ancora di più l'organico, la rimodulazione del personale sanitario, in parte impiegato ad esempio per l'esecuzione dei tamponi. E così chi resta nei reparti è sempre più stremato. "Faremo un lavoro di reclutamento di questi colleghi, affinché ricorrano alla profilassi, e la gran parte di questi si vaccinerà - ne è sicuro Colamaria - perché avendo fatto due dosi non c'è motivo perché non facciano la terza".

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