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Cronaca

Molestie sessuali sul lavoro, la vittima: "Le conseguenze sono come uno stupro psicologico"

A raccontare la vicenda è il consigliere di Pari opportunità Adriana Ventura che, alla vigilia del primo maggio, interviene chiedendo che "sia la festa del lavoro dignitoso per tutti"

"Sono stata vittima di molestie sessuali da parte di un collega sul posto di lavoro che per me rappresentava il luogo più sicuro dopo la mia abitazione". Questo il prologo di una lettera che il consigliere di Pari Opportunità Adriana Ventura ha ricevuto e deciso di rendere pubblica alla vigilia del 1 maggio chiedendo che "sia la festa del lavoro dignitoso per tutti". Sara, nome di fantasia, con la sua missiva ha deciso di rendere pubblica la situazione che sta vivendo "perché nessuno resti impunito se ha violato la tua dignità, perché il mio ex datore di lavoro metta in protezione le mie colleghe, perché da ogni mia sofferenza patita in questi mesi nasca qualcosa di buono". Nel racconto della vittima, che è oggetto di indagine della magistratura, Sara ha spiegato di sentirsi "indifesa, umiliata e mortificata, mentre incredula non riuscivo a realizzare ciò che stava facendo il mio collega nei miei confronti. Anche quando la molestia sessuale non lascia segni sul corpo, le conseguenze sono come uno stupro psicologico nell’anima che genera vere e proprie patologie che si manifestano in tutto il suo buio, la depressione e stai male, resti a letto guardando nel vuoto per giorni. Poi torni al lavoro e i colleghi ti evitano come se tu fossi un untore, sfuggono il tuo sguardo, scappano come se tutti avessero una gran fretta. I capannelli alla macchinetta del caffè, con il loro mormorio sommesso si eclissa al tuo apparire. Allora realizzi che la tua solitudine è dentro e fuori di te, che la solidarietà e l’empatia dei tuoi colleghi è tarpata dalla paura di “starti accanto”, quando l’Amministrazione vuole a tutti i costi minimizzare l’accaduto. Poi arriva anche un provvedimento disciplinare perché si spera di intimorirti, di farti tacere; un comportamento omertoso che ti abbandona a te stessa e ti spinge in un baratro mentre ti chiedi: Perchè proprio a me? Poi decidi di rialzarti, drizzi la schiena e ti affidi alla giustizia, cambi lavoro e ricominci a sperare che la verità emerga e rimetta in ordine ogni cosa e la tua vita".

"La lettera di Sara pervenuta al mio Ufficio - spiega il consigliere di Pari Opportunità Adriana Ventura - ci richiama alla memoria riti e miti, celebrazioni che si consumano tutti gli anni il 25 novembre per ricordarsi delle violenza contro le donne: discriminazioni, umiliazioni, violenza ed odio nei confronti delle donne, non sono il passato, ma dominano il nostro presente e fanno regredire la nostra democrazia. Oggi il mio pensiero va a tutte quelle amiche, compagne, colleghe, mogli, sorelle, mamme che hanno subito e stanno subendo forme diverse di violenza e tutti siamo chiamati indistintamente a considerare ogni istante la celebrazione dell’impegno all’eliminazione della violenza contro le donne, quando essa avviene in casa, in luoghi pubblici o nei luoghi di lavoro. In questo periodo difficile che stiamo vivendo, in questo tempo emergenziale dove l’economia del Paese sta attraversando una fase drammatica, nelle difficoltà che il mondo del lavoro sta avendo, i ricatti, le molestie e violenze psicologiche, sessuali, fisiche negli ambienti di lavoro stanno moltiplicandosi, nel silenzio generale, quasi come mettere sotto il tappeto le briciole di vita delle vittime. E’ fondamentale agire mettendo in campo azioni di prevenzione e, nella crescente attenzione di questi tempi alla tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, occorre far crescere, prima di tutto la consapevolezza dei gesti, degli atti, dei comportamenti che, perché indesiderati o inaccettabili, possono determinare azioni di molestia e violenza".

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