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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Montevecchi (Lega): "Stop alla rete Ready. E' un Ddl Zan in salsa comunale"

Il consigliere regionale riminese chiede alle regioni e ai comuni di uscire dal progetto

“Attenzione alla Rete Ready, altrimenti il DDL Zan rientrerà dalla finestra. Rivolgo un appello a tutti, invitando le regioni e i comuni, specialmente quelli di centrodestra, ad uscire da questa Rete ideologica, a cominciare da quelli emiliani e romagnoli”. Interviene così il Consigliere Regionale Matteo Montevecchi, nonché responsabile del dipartimento “Famiglia e Valori Identitari” della Lega in Romagna, lanciando un appello ai comuni e alle regioni a guida centrodestra ad uscire quanto prima dalla Rete Ready.

“Come segnala giustamente l’amico editore Francesco Giubilei oggi su “Il Giornale”, chi a sinistra è rimasto scottato dalla bocciatura del Ddl Zan, si sta organizzando per riesumarlo in salsa comunale, aderendo alla Rete Ready, attraverso la quale vengono avanzate proposte prettamente ideologiche. Il dibattito, infatti si è riacceso con la recente decisione del comune di Cesena di aderire alla Rete Ready, che si aggiunge alle già aderenti Rimini, Ravenna e Forlì. A sollevare il dibattito sono stati il Consiglio diocesano e il Consiglio pastorale di Cesena che hanno emesso un monito chiedendo esplicitamente di evitare un Ddl Zan su scala locale e mostrandosi preoccupati dalla ‘promozione di progetti nelle scuole sull’identità di genere’, definendo l’adesione alla Rete ‘un fatto grave verificatosi nella città, passato sotto silenzio, le cui conseguenze sono attuali e lo saranno anche in futuro’. Mi auguro vivamente che queste parole risuonino anche nel comune di Rimini e che la “componente cattolica” nella maggioranza venga illuminata e, se ci crede davvero, avvii una seria riflessione dentro una maggioranza sempre più sbilanciata verso la parte della sinistra più ideologica piuttosto che centrista”.

Poi il consigliere, guardando in casa propria, pone una riflessione interna: “Sono estremamente convinto che il centrodestra debba conservare (e in certi casi ritrovare) la propria identità, smascherare i falsi miti di progresso e smarcarsi da progetti, adesioni e iniziative di propaganda martellante e ideologica sbandierati dalla sinistra globalista di oggi, tra cui rientra anche la Rete Ready (Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere), nata nell’ambito del Gay Pride di Torino del 2006 e che ricalca esattamente i principi di cui si faceva promotore il DDL Zan, per altro fortemente sostenuto dalla Rete stessa”.

“Noi come è noto - sottolinea Montevecchi - condanniamo con fermezza ogni forma di reale discriminazione e violenza nei confronti di chiunque. In tal senso, tutte le persone sono già tutelate dalla normativa italiana che giustamente prevede anche le aggravanti. Tutt’altro discorso è, invece, la diffusione di una propaganda ideologica che viene appositamente mascherata come lotta alle discriminazioni. A questo non ci stiamo e la Rete Ready, rappresenta questo tentativo che non possiamo accettare”. 

“Il vero intento della rete Ready è quello di propagandare la ridefinizione in chiave relativista della famiglia e la promozione del concetto ideologico dell’identità di genere, per cui uno non sarebbe più maschio o femmina in base al suo inconfutabile dato naturale, ma ciò che si sente di essere al momento, potendo scegliere tra una vastità indefinita e in continua crescita di nuovi generi, da pangender a genderfluid passando per agender”.  
 
“Per questo motivo uscire dalla Rete Ready non significa schierarsi dalla parte delle discriminazioni come vorrebbe far credere qualcuno in malafede, ma semplicemente schierarsi contro la sostituzione di mamma e papà con i neutri termini genitore 1 e genitore 2, sostenere la libertà educativa delle famiglie, difendere l’unicità della famiglia naturale, opporsi all’ideologia gender nelle scuole, ricordare che i bambini sono maschi e le bambine sono femmine e che non hanno assolutamente bisogno di ideologie sull’identità fluida che li confondano fin dalla tenera età”.  

“Abbiamo già avuto esempi di regioni e comuni di centrodestra che hanno scelto di recedere dalla Rete Ready, motivando in modo lucido e puntuale la propria decisione, tra cui il Friuli Venezia Giulia, a guida Fedriga, che uscì dalla Rete il 30 maggio 2018 e tra gli esempi di comuni che sono andati controcorrente troviamo anche Piacenza, Treviso, Pistoia, Trieste”. 

Infine Montevecchi decide di lanciare un appello: “Invito tutte le regioni e i comuni appartenenti all’area politica di centrodestra ad uscire dalla Rete Ready, a cominciare da quelli romagnoli come il Comune di Forlì (che aveva aderito alla Rete con la precedente amministrazione del PD nel 2016), fino ad arrivare anche a quelli emiliani e di tutto il paese. Ritengo che si tratterebbe davvero un grande segnale culturale da parte dei nostri amministratori di centrodestra, un’azione dirompente contro il mainstream per iniziare ad invertire la rotta e segnare un coraggioso punto di svolta”.  
 
“Il sogno, mi auguro non troppo lontano, è quello di vedere un giorno, anche la Regione Emilia Romagna fuori dalla Rete Ready e lontana da ogni approccio ideologico che invece oggi è possibile constatare sempre di più in tutti i documenti politici regionali, bandi e non solo” conclude il Consigliere Regionale e Referente Lega Romagna del dipartimento “Famiglia e Valori Identitari”.

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