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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Morì durante la Notte Rosa, riaperta l'indagine sul decesso di Vadim Piccione

Il gip non accoglie la richiesta di archiviazione dell'inchiesta bis e dispone ulteriori accertamenti

Colpo di scena sulla morte di Vadim Piccione, il 22enne ravennate morto misteriosamente durante la Notte Rosa del 2012 e ritrovato cadavere alla foce del Marano di Riccione, con il gip che ha deciso di a sorpresa di effettuare ulteriori indagini come richiesto dalla famiglia del ragazzo. La Procura della Repubblica, nel gennaio del 2017, aveva riaperto le indagini non trovando elementi probatori chiedendo così l'archiviazione. Il gip, tuttavia, ha accolto le richieste dell'avvocato Sonia Raimondi, che tutela i famigliari del 22enne i quali non hanno mai creduto a una disgrazia. Il supplemento dell'indagine richiesta dal giudice prevede che vengano riascoltati gli amici che si trovavano col giovane ravennate oltre al medico legale che intervenne quella mattina e disse che non c’erano segni di annegamento e per questo la causa della morte era da chiarire ma, il viaggio travagliato della salma che non era stata conservata a dovere, aveva reso di fatto impossibile effettuare un'autopsia accurata.

I famigliari del giovane, di origine bielorussa e adottato, hanno sempre sostenuto la tesi che quella notte Vadim non fosse morto per cause naturali ipotizzando il decesso come conseguenza di altro delitto, l'abbandono di persone incapaci (Vadim aveva bevuto) e l’omissione di soccorso da parte degli amici del 22enne che, dopo averlo perso di vista, erano tornati a Ravenna all'alba da soli senza dare l'allarme. Solo dopo un giorno di ricerche da parte del padre del ragazzo, i poveri resti erano stati trovati tra i canneti alla foce del Marano.

Sul posto erano accorsi i carabinieri di Riccione e, nella prima ricognizione del cadavere, non erano stati notati segni di violenza e, anche la presenza della catenina d'oro e del portafoglio, aveva escluso una rapina finita male. I problemi, tuttavia, si erano verificati successivamente col "pasticcio" sui poveri resti del ragazzo portati prima all'obitorio ma, dato che non c'era posti, ritrasportati al cimitero di Riccione dove erano rimasti fuori dal frigorifero. Nel caldo torrido di luglio, il corpo era in condizioni pietose tanto che era stato difficilissimo compiere un'autopsia accurata e, il medico legale, non fu in grado di dare risposte cerete sul decesso di Vadim. Il primo fascicolo, aperto contro ignoti, è stato qundi archiviato ma, il padre del ragazzo, si è sempre battuto per avere delle risposte in merito alla morte del figlio.
 

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