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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Un anno fa moriva Luciano Chicchi, una lapide per ricordarlo

Un anno fa, al termine di una lunga malattia, moriva Luciano Chicchi, figura centrale nella vita riminese degli ultimi decenni. Sabato 23 novembreal Campus universitario di Rimini (Via Angherà) si terrà un convegno per ricordarlo

Un anno fa, al termine di una lunga malattia, moriva Luciano Chicchi, figura centrale nella vita riminese degli ultimi decenni. Sabato 23 novembre, alle 10.30 presso l’Aula Magna del Campus universitario di Rimini (Via Angherà) si terrà un convegno dal titolo ‘Responsabilità sociale, università e sviluppo’. Introdurranno l’incontro Massimo Pasquinelli (Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini) e Barbara Bonfiglioli (Vice Presidente di Uni.Rimini spa).

Interverranno Giuseppe De Rita (Presidente del Censis), Ivano Dionigi (Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Bologna) e Giovanni Gemmani (Amministratore Delegato Scm Group spa). Al termine dei lavori sarà scoperta una targa marmorea in ricordo di Luciano Chicchi nell’atrio dell’ingresso di via Angherà, di fronte a quella che lo stesso Chicchi volle fare apporre a ricordo dell’impegno di tre illustri concittadini - Maria Massani, Giuseppe Gemmani e Luciano Manzi - a favore della nascita e della crescita dell’insediamento universitario a Rimini.

Nel pomeriggio di sabato 23, alle 17.00 nella Chiesa dei Santi Bartolomeo e Marino (meglio nota come Santa Rita) sarà celebrata una Santa Messa presieduta dal Vescovo di Rimini Mons. Francesco Lambiasi. “Fondazione, Diocesi e Uni.Rimini” – dice Massimo Pasquinelli, Presidente della Fondazione – “hanno voluto ricordare Luciano Chicchi, ad un anno dalla scomparsa, per rilanciare pubblicamente alcuni temi a lui cari e che si mostrano ancor oggi quanto mai attuali, primi fra tutti l’Università e lo sviluppo. Chicchi ha lavorato per costruire condizioni di crescita, si è impegnato per il bene comune. Ha molto da dirci, soprattutto sotto il profilo dell’ideale e del metodo. E noi tutti, a maggior ragione nella condizione di crisi in cui oggi ci troviamo, abbiamo molto da imparare. Vogliamo parlare di Chicchi per parlare di noi, di quello che ci occorre oggi, come comunità riminese, per tornare sul binario della speranza e di una costruzione sociale e culturale positiva”.

“Imprenditoria, università e comunità cristiana: sono tre ambiti nei quali Luciano Chicchi ha profuso il suo importante impegno durante il suo cammino terreno. – commenta Mons. Francesco Lambiasi, Vescovo di Rimini - A un anno dalla sua scomparsa, è importante “leggere” con attenzione il segno profondo che questo fratello ha lasciato tanto nella costruzione della città quanto nella costruzione della Chiesa riminese. Alla scuola di don Oreste Benzi aveva imparato a sognare in grande ma anche a servire con generosità e spirito di sacrificio, con scienza e coscienza. Sempre partecipe della vita della Chiesa Riminese, Chicchi ricoprì numerosi incarichi nella società civile, sempre attento alla promozione della Città e di servizio al bene comune. È stato anche convinto promotore del Polo Universitario di Rimini, che si è realizzato grazie al suo personale impegno, incontrando su questo fronte la piena collaborazione della Diocesi. In qualità di Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio, volle assumersi il grandioso progetto del restauro del Tempio malatestiano. Ma la Cattedrale che Luciano Chicchi ha sempre sognato doveva essere una Cattedrale delle porte sempre aperte, anzi spalancate sulla Città, perché chi vi entrava per cercare Dio lo potesse trovare, e chi lo aveva trovato ne uscisse per andare a lavare i piedi ai fratelli, a cominciare dai più poveri. Un insegnamento vissuto da Luciano Chicchi che giunge a noi come prezioso testamento spirituale.

IL RICORDO DEL PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE, PASQUINELLI

“Ho imparato che si ha memoria di ciò di cui si è fatto esperienza. Memoria non nel senso di conservazione
delle informazioni, ma di ricordo vivido, carico di significato, radicato dentro di sé. Ne trovo conferma nel
pensare a Luciano Chicchi, ad un anno dalla scomparsa. Come tanti, riminesi e non, ho potuto sperimentare un rapporto intenso con lui, fatto di condivisione di ideali, di battaglie, di preoccupazioni, di affronto comune di problemi complessi, di amicizia. Anni di collaborazione su tante vicende locali. Una vita. Mi sorprende vedere come dodici mesi dopo Luciano Chicchi sia più che mai presente. Ciò in cui ha creduto, ciò che ha fatto, ciò che ha trasmesso attraverso se stesso continua ad essere vivo, attuale,
interessante. Sembra quasi di andare controcorrente, a parlare oggi di cose positive, tanto siamo pervasi da un clima sociale in cui si comunica ormai solo ciò che non va, in cui i discorsi che si fanno e le parole che si spendono sembrano porre l’accento unicamente sull’errore, sul limite, sul lamento.
Con Chicchi l’interlocuzione riguardava sempre qualcosa che si poteva costruire, un ponte da gettare tra
posizioni opposte, un punto di sintesi da trovare. Non per il gusto di far quadrare i conti – Luciano era ben
consapevole della pochezza dei tentativi umani -. Ma per la passione di cooperare al bene comune. E
attraverso quel metodo dell’ascolto e del dialogo che due eminenti personalità del nostro tempo – il Pontefice ed il Capo dello Stato – non cessano di richiamare. Molto di ciò che oggi abbiamo – penso all’Università, alla Fondazione, alla Fiera, ma gli esempi sarebbero ancora tanti – ha visto Chicchi come protagonista nel corso degli anni. E gliene siamo grati, poiché senza il suo lavoro tenace oggi saremmo più poveri, quantomeno di infrastrutture intermedie. Tuttavia, il dato che ritengo più significativo e attuale è un altro. Riprendendo un’osservazione fatta da Papa Francesco nella sua intervista a Civiltà Cattolica, direi che Luciano è stato attento ai processi più che agli spazi. Avendo fatto politica, era ben conscio dell’importanza di questi ultimi, ma è indubbio che gran parte dei suoi sforzi siano stati dedicati alla creazione di processi. Ed i processi sono caratterizzati soprattutto da complessità e da capacità relazionali, nel senso di spendita di sé, di messa in gioco di quel che si è e di ciò in cui si crede. È più facile gestire spazi, piuttosto che coltivare processi, i quali richiedono fatica, pazienza, perseveranza e fiducia. Tutte qualità che oggi appaiono sempre più rare…. Quante persone ha ‘tirato su’, Luciano, quanto tempo ed energie ha investito per creare collegamenti, dialogo, confronto, sempre guidato dalla sua solida fede cristiana. Pensare a Luciano un anno dopo – ed è questo il senso dell’iniziativa che Fondazione, Diocesi ed Uni.Rimini
hanno assunto per sabato 23 novembre – è accogliere e rilanciare non tanto quel che ha fatto, ma
l’esperienza ed il metodo che ha vissuto, che sono oggi per noi quanto mai attuali e riproponibili”.
 

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