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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Il murales Lgbtq non si tocca, il sindaco: "Rimini è terra di libertà e l'arte troverà sempre asilo"

Il sindaco Sadegholvaad risponde al consigliere Montevecchi (Lega): "In quella figura maschile che allatta al seno vedo il magico mistero della paternità"

Il murales di un uomo che allatta un bambino, comparso lungo la via Savonarola, sta facendo discutere la città. Prima le segnalazioni di alcuni cittadini, tra cui un lettore che segnalava “Basta imporre a tutta la città la cultura Lgbt”. Poi il dibattito politico, aperto dal consigliere regionale della Lega Matteo Montevecchi, che dopo lo sdegno ha chiesto anche un intervento da parte del sindaco Jamil Sadegholvaad. In particolare Montevecchi ha chiesto al primo cittadino “di dare spiegazioni, perlomeno a tutti coloro che non hanno l’anello al naso”.

Ma cosa pensa del murales che tanto sta facendo discutere in queste ore il sindaco? La risposta non si è fatta attendere, con Sadegholvaad a fornire una lunga argomentazione. Trattando il tema dell’arte e della libertà. “Da studente liceale, la mia brava professoressa mi citava questa frase: l'arte, nella storia dell'uomo, è sempre stata una sedia scomoda – introduce il sindaco all’argomento -. Per questo il rapporto tra arte e mondo è sempre stato ferocemente dialettico: se fosse altrimenti si parlerebbe di tutt'altro. Eppure ogni volta che questo cozzo tra arte e presunta 'normalità' avviene ecco saltar fuori la modalità 'scandalo': interpreti diversi, parole identiche. Censurare o oscurare”.

“A Rimini è accaduto anche in anni recenti: ricordate le raccolte firme per chiedere la distruzione delle famose cartoline giganti di Maurizio Cattelan? C'è sempre un Montevecchi di turno che, invece di domandarsi perché cancellare le parole straniere nel nome di una italianissima autarchia (perché, consigliere, non eliminare allora l'insegnamento dell'inglese nelle scuole di ogni ordine e grado? Risolvereste il problema alla radice...) chiede di passare una mano di vernice sulla storia, sulle storie, sull'arte, riuscita o meno fa poca differenza, nel nome di un proprio pensiero. Lo avrebbe fatto, certamente, anche per Caravaggio e Michelangelo se fosse stato vivente in quel periodo storico”.

“Figuriamoci per un collettivo di writer riminesi che interpreta simbolicamente l'attualità operando su alcuni spazi messi a disposizione dall'amministrazione comunale di Rimini. Liberamente, gratuitamente e senza alcun contributo economico pubblico, lo specifico per il centrodestra che magari ha già pronto il comunicato sul danno erariale – puntualizza il sindaco -. Figuriamoci: quel muro sin qui grigio e anonimo, un quasi 'non luogo', che oggi 'divide', per molto tempo ha ospitato la creatività della spray art con la scritta cubitale 'Trans è bello' a cui una manina birichina ha fatto da contrappunto anch'esso artistico sostituendo 'Trans' con 'F..a'”.

“Attualità vuol dire anche, per questi giovani artisti, uguaglianza delle persone, uguaglianza dei corpi. Non entro nel merito, tutto individuale, della sensibilità e dei suoi eventuali urti o entusiasmi. Sto al piano pubblico e del ruolo che l'arte o comunque visioni non convenzionali possano avere nell'ambito della vita di una città”.

Poi la posizione dell’amministrazione sull’argomento: “A Rimini trova e troverà sempre asilo, perché non si professa Rimini capitale italiana della cultura solo per una competizione datata 2026 o Rimini terra di libertà solo in un convegno: la si professa sempre, comunque e dovunque, principalmente nella quotidianità e a partire dall'atteggiamento che adottiamo ogni giorno uscendo di casa. Questa nel bene e nel male è l'arte; questa nel bene e nel male è Rimini. Se poi chiedete a me cosa penso, dico che in quella figura maschile che allatta al seno vedo il magico mistero della paternità. Essere padre, e lo provo ogni giorno sulla mia pelle e lo dico per esperienza diretta visto che sono padre di una bimba fantastica, non significa solo 'portare i calzoni', 'portare a casa lo stipendio', fare la parte del 'poliziotto cattivo', tutta la ridondante oleografia insomma di un ruolo che la convenzione vede come accessorio, utile ma fondamentalmente più sociale che originale. Invece essere padre significa avere la stessa relazione naturale, misteriosa, corporea, profonda, insondabile, differente ma uguale rispetto alla madre”.

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