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Cronaca

Narcotrafficante estradato dall'Albania, il complice arrestato a Rimini con 2 chili di cocaina

Il malvivente è considerato dagli inquirenti un elemento di spicco del narcotraffico nel nord Italia

Estradato dall'Albania un narcotrafficante latitante. Dopo un'indagine, coordinata dalla Procura di Ravenna e condotta dalla Polizia di Stato di Ravenna, il servizio per la cooperazione internazionale di Polizia (Scip) ha proceduto all'estradizione di Mateo Gjepali, albanese di 26 anni, ritenuto elemento di spicco del narcotraffico nel nord Italia. Dopo essere stato localizzato in Albania grazie all'attività di collaborazione tra la Polizia di Stato, lo Scip e le forze di Polizia albanesi, l'uomo è stato fermato dalle forze di sicurezza del Paese delle Aquile in esecuzione del mandato di cattura internazionale emesso dalla Procura. Gjepali è il secondo trafficante arrestato con ordinanza di custodia cautelare emessa dall'autorità giudiziaria ravennate nell'ambito dell'operazione antidroga "Pike", dopo il cugino Gazmend Gjepali di 28 anni, al quale il provvedimento era stato notificato in carcere alla fine del 2019: i due, insieme ad un terzo componente, sono gravemente indiziati dello stoccaggio e detenzione di oltre 40 kg di eroina e armi, trovati in un appartamento di Ravenna nel febbraio 2018. In particolare, l'operazione culminò con l'arresto di Gazmend, bloccato il 15 febbraio 2018 a Rimini dagli agenti dell'Antidroga di Ravenna mentre stava consegnando due chilogrammi di cocaina e uno di hashish nascosti a bordo della sua auto, appositamente preparata per il trasporto della droga. La stessa sera dell'arresto, durante le perquisizioni delle abitazioni utilizzate, insieme al cugino Mateo e ad Armand Kapidani, di 33 anni, terzo componente del ristretto gruppo, tuttora latitante, il personale della Squadra Mobile aveva fatto irruzione in un appartamento della prima periferia ravennate, scovando un vero e proprio laboratorio per il taglio, la preparazione e il confezionamento di un ingente quantitativo di stupefacente.

All'interno dei locali, presi in affitto esclusivamente per la lavorazione e lo stoccaggio, erano stati sequestrati circa 42 chilogrammi di eroina, oltre 80 chili di sostanza da taglio (paracetamolo e caffeina), frullatori, un'impastatrice professionale per miscelare i composti e una pressa idraulica con stampi per il confezionamento dei panetti. I componenti del gruppo, peraltro, non avevano sottovalutato la necessità di difendere il carico illecito o imporre con la forza il loro predominio, armandosi di due revolver e due pistole semiautomatiche, corredate dalle necessarie munizioni, nascoste insieme allo stupefacente. Gli elementi probatori acquisiti e gli esiti positivi delle indagini biologiche effettuate dal Servizio di Polizia Scientifica di Roma sui reperti di dna presenti nell'appartamento, confrontati con i profili genetici dei parenti residenti in Italia, hanno consentito di attribuire la responsabilità dei reati contestati ai tre indagati, cristallizzando un granitico quadro indiziario in esito al quale il gip di Ravenna ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per i tre albanesi, insospettabili ed incensurati prima dei fatti. Quattro milioni di euro è il valore al dettaglio dello stupefacente sequestrato, in base alle analisi di laboratorio effettuate dalla Polizia Scientifica, che hanno rilevato una percentuale di "principio attivo" superiore al 40%, che quindi avrebbe consentito ai trafficanti di quadruplicare il volume della droga.

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