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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Negazionisti a Rimini, Gnassi: "Vigilare perchè non si trasformi in un cluster di diffusione del Covid"

Il primo cittadino sollecita intervento del ministro e delle autorità: "La libertà va garantita ma vengano messi paletti per la sicurezza"

Continua a destare scalpore e preoccuazione la manifestazione, annunciata per il 24 ottobre, che vedrà riunirsi a Rimini una lunga serie di associazioni negazioniste della pandemia di Covid. Dopo le prese di posizione del sindaco di Pesaro Matteo Ricci, in qualità di presidente delle Autonomie Locali Italiane, e del consigliere regionale Emma Petitti, che ha scritto al ministro Lamorgese chiedendo di bloccare l'evento, arriva anche la voce del sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, preoccupato per l'annunciato assembramento in piazza Cavour dove con tutta probabilità verranno ignorate le indicazioni per il contenimento del virus. “Libertà è la parola più bella e densa di ogni vocabolario del mondo - ricorda il primo cittadino. - Soprattutto è la condizione prima sulla quale poi innestare qualsiasi altro argomento, considerazione, tema, progetto, aspirazione, governo. Concretezza? Utilità? Vengono dopo, molto dopo l’idea stessa di libertà. Libertà precede. E libertà va garantita. Lo dice chiaramente anche la Costituzione Italiana. Ma la libertà per essere tale e compiuta si esercita dentro regole. La libertà di ciascuno è nella libertà di altri: in una comunità non si vive da soli ma con gli altri. E la mia libertà è piena perché rispetta la libertà altrui. Quando la mia libertà mette a rischio la vita altrui, quella non è libertà".

"Qui sta il nodo del problema legato alle manifestazioni dei negazionisti in tutta Italia da cui scaturiscono gli interrogativi anche pratici - prosegue Gnassi. - Ne pongo un paio: il Ministero dell’Interno e le Questure del Paese che autorizzano questi assembramenti verificano davvero non solo una generica liceità degli stessi ma la rispondenza agli articoli di leggi e decreti più o meno recenti  in materia di salute pubblica? Considerata, ad esempio, l’autorizzazione già concessa alla manifestazione di Rimini, come intende l’Autorità competente agire e disporre servizi per evitare che una assemblea in cui già si esplicita la violazione delle prescrizioni in materia di contrasto al Covid 19 non si trasformi in un cluster di diffusione pubblica del virus? Perché l’argomento, vista la delicatezza, non è stato discusso durante un Comitato provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza? Anche alla luce del nuovo DPCM, l’autorità delegata può considerare eventualmente la revoca dell’autorizzazione già concessa? Si sollecita il Ministero dell’Interno. Bene farebbe la Ministra Lamorgese a chiarire quantomeno le ‘regole d’ingaggio’, l’iter autorizzativo, gli obbligatori servizi d’ordine pubblico annessi all’autorizzazione per far rispettare le leggi in materia, comuni a tutto il territorio nazionale verso iniziative che, nel malinteso nome della libertà, rischiano di trasformarsi in libertà di contagio. Il problema, cara Ministra, non è solo la movida, i giovani che rientrano dalle vacanze, le feste nei centri sociali per anziani, situazioni sulle quali si producono circolari su circolari. Qui siamo davanti a qualcosa di diverso dal rischio di un contagio casuale: siamo davanti alla dichiarata volontà di violare in una piazza, nel tal giorno e alla tal ora, precauzioni sanitarie in barba alla salute altrui. Deliberatamente senza mascherina, nello stesso momento in cui il Governo obbliga tutt’Italia a mettersela".

"Ma, come ho detto sopra, e come in tanti affermano, prima di tutto viene la libertà - conclude Gnassi. - Libertà di manifestare senza mascherina e distanziamento, libertà di autorizzare. Nel caso del Comune di Rimini la nostra libertà è, se davvero prima del 24 ottobre non arriverà un auspicabile intervento chiarificatore del Ministero o un a questo punto motivato ripensamento dell’autorità locale, chiedere all’autorità competente, severi servizi di controllo e verifica al millimetro per il rispetto di leggi e decreti in materia sanitaria, elevando in caso di violazione sanzioni puntuali e valutando eventuali altri provvedimenti se la situazione rischiasse di trasformarsi in un potenziale contagio diffuso. Su questo non si può scherzare e non scherzo. Ai Comuni sono chiesti tutela della salute, azioni, interventi. Abbiamo ancora sulla pelle i segni dei mesi passati, I nostri morti, la ricerca di apparecchiature per intubare pazienti, posti letto, piani di ospedale da reperire, l’aiuto alle persone che non potevano uscire di casa. Ai riminesi abbiamo chiesto e continuano a chiedere sacrifici enormi. I Comuni hanno il dovere di fronte a scenari di potenziale pericolo alla salute pubblica di richiamare a queste responsabilità.  La richiesta è ufficiale e esplicita: in un Paese in cui troppo spesso ci si volta dall’altra parte, Rimini chiede formalmente di non farlo a chi ne ha competenza e responsabilità per legge”.

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