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Cronaca

Nella cameretta della figlia nascondeva 2 milioni di euro in droga, condannato il magazziniere di stupefacenti

Per gli investigatori dell’Arma avrebbe detenuto il carico di stupefacenti per conto di altri connazionali e la sua abitazione sarebbe stata utilizzata come deposito temporaneo

Si è concluso con una condanna a 8 anni e 8 mesi, che potrà scontare ai domiciliari, il processo con rito abbreviato che vedeva come imputato un albanese di 38 anni arrestato lo scorso 19 gennaio con un ingente quantitativo di droga per un valore di 2 milioni di euro. L'uomo, difeso dall'avvocato Massimiliano Orrù, era finito in manette in seguito a un blitz dei carabinieri di Bellaria insospettiti dagli strani traffici di quello che si è poi rivelato essere un magazziniere di stupefacenti. Incensurato e insospettabile, quando i militari dell'Arma si erano presentati alla sua porta per una perquisizione coi cani antidroga firmata dal sostituto procuratore Davide Ercolani il fiuto dei segugi aveva portato gli inquirenti in un ripostiglio della cucina. All'interno, custoditi in una borsa della spesa, c'erano due chili di cocaina confezionati sottovuoto e un chilo di marijuana. Oramai alle strette, il 38enne non aveva potuto far altro che portare gli investigatori negli altri nascondigli della droga: l’albanese tirò fuori dallo stesso ripostiglio una valigia con altri 6 chili di marijuana suddivisi in più panetti. Poi condusse i carabinieri nella camera da letto di una delle figlie indicando un mobile: dentro, in una grande busta della spesa, spuntarono altri 13 chili di cocaina, 200 grammi di hashish e un bilancino di precisione. In un’altra busta utilizzata per la raccolta differenziata spuntarono altri 13 chili di sostanza da taglio, suddivisa in sacchetti da un chilo circa l’uno. In tutto i carabinieri avevano sequestrato 35 chili di stupefacenti per un valore stimato di 2 milioni di euro. Per gli investigatori dell’Arma, l’albanese avrebbe detenuto il carico di droga per conto di altri connazionali e la sua abitazione sarebbe stata utilizzata come deposito temporaneo. L’operaio, che non ha mai voluto collaborare per proteggere la sua famiglia da possibili ritorsioni e proprio per questa sua reticenza non ha ottenuto le attenuanti generiche, attraverso il suo legale presenterà ricorso in Appello.
 

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